Nel panorama sempre più saturo dei manga contemporanei, dove convivono generazioni di autori affermati e nuove leve alla ricerca di una propria voce, DanDaDan di Yukinobu Tatsu si è imposto come uno dei casi editoriali più sorprendenti degli ultimi anni.
E a confermarlo è anche la serie omonima anime tratta dal manga di Tatsu che ha ottenuto un clamoroso successo non solo in Giappone, ma anche in moltissimi altri paesi (Italia compresa).
Ma come si è distinto DanDaDan dagli altri manga di nuova generazione? Pubblicato a partire dal 2021 su Shōnen Jump+ l’opera di Tatsu ha rapidamente conquistato lettori e critica grazie a una mix irresistibile di generi, un ritmo travolgente e un’estetica che riflette l’immaginario postmoderno della cultura giapponese e globale.
Oggi DanDaDan conta milioni di letture online, edizioni in lingua straniera (in Italia è pubblicato da J-Pop Manga) e un adattamento anime prodotto da Science SARU disponibile su Crunchyroll e Netflix, con gli episodi delle prime due stagioni.
Quello che ha fatto la fortuna del manga ed è stato frutto del suo successo, è il bilanciamento all’interno della trama di science fiction/horror da una parte e comedy/romance dall’altra, utilizzando al contempo un linguaggio visivo riconoscibile e travolgente.
L’anima (folle) dietro DanDaDan: Yukinobu Tatsu
A firmare quest’opera è Yukinobu Tatsu, nome d’arte di un autore che ha maturato il proprio talento dietro le quinte di alcuni dei più grandi successi della nuova ondata shōnen.
Tatsu è stato, difatti, assistente di Tatsuki Fujimoto (Chainsaw Man) e di Yuji Kaku (Hell’s Paradise: Jigokuraku), e, come come capita nelle migliori botteghe artigiane, ha imparato l’arte, accumulando una buona dose d’esperienza da due autori dall’incredibile regia visiva e che hanno il gusto per lo stravagante e l’illogico.
Il giovane mangaka ha fatto tesoro di quanto appreso e ha trovato proprio con DanDaDan, la sua prima opera, una propria identità pop, immersiva nella cultura folkloristica giapponese contemporanea, irriverente, ma anche emotiva.
Perché DanDaDan è un manga folle, frenetico, scurrile dove il non-sense regna sovrano, ma allo stesso tempo trova spazio per sviluppare tematiche profonde e sensibili e rapporti coinvolgenti tra i personaggi. Nella sua pazzia il manga segue un filo logico che cattura il lettore e lo butta dentro una centrifuga dalla prima all’ultima pagina senza fargli mai perdere la bussola.
Voi credete agli UFO o ai fantasmi?
Okarun e Momo, protagonisti di DanDaDan
La trama di DanDaDan potrebbe sembrare semplice, ma la sua forza risiede nella combinazione imprevedibile dei suoi elementi. I protagonisti sono due liceali, Momo Ayase e Ken Takakura (soprannominato Okarun). Due ragazzi agli antipodi con nulla in comune; lei tra le ragazze più carine della scuola con un carattere tenace ed esuberante, mentre lui è il classico liceale timido, schivo e con pochissimi amici.
I due si trovano all’opposto anche in quanto a credenze: lei crede nei fantasmi, lui negli alieni.
Nessuno dei due dà credito alle convinzioni dell’altro, finché un giorno decidono di mettere alla prova le proprie teorie esplorando luoghi infestati e visitati da extraterrestri. Il risultato è un incontro-scontro con entrambi i fenomeni, che trasforma i protagonisti in testimoni e vittime di una realtà che sfida ogni logica: spiriti e alieni esistono davvero, e il loro mondo comincia a collidere con quello umano in una serie di eventi tanto assurdi quanto spettacolari.
L’incipit gioca abilmente con i cliché del genere scolastico e soprannaturale, ma Tatsu ribalta presto ogni aspettativa: in DanDaDan la narrazione ha un ritmo spedito e travolgente come una valanga, supportato da trovate visive e comiche.
Ma in tutta questa frenesia e in mezzo agli eventi che si susseguono (e a volte si sovrappongono) l’autore mette molta attenzione nella costruzione dei personaggi.
Okarun, timido e ossessionato dagli UFO, rappresenta la goffaggine e la curiosità nerd tipica dei protagonisti shōnen, ma Tatsu costruisce intorno a lui un percorso di crescita costante più emotivo che eroico.
Momo, invece, è una protagonista energica, testarda e ironica. La forza emotiva diventa l’elemento che fa progredire la serie. È lei a trascinare Okarun fuori dal guscio, ma è anche lei a scoprire, attraverso gli eventi paranormali, un nuovo modo di rapportarsi a se stessa e agli altri, oltre a risolvere principalmente le situazioni più complicate: una leader nata.
Come già accennato, uno dei grandi meriti di DanDaDan è la sua capacità di far convivere il dramma adolescenziale e l’action sovrannaturale, la sensualità leggera e il grottesco, la comicità slapstick e il pathos. Ogni capitolo alterna momenti di puro horror a gag irresistibili, senza mai perdere coerenza interna.
E questi elementi si manifestano anche attraverso gli improbabili personaggi che entrano in scena uno dopo l’altro: la Turbononna, Seiko Ayase (la nonna di Momo), Tarō il manichino, Jin e Aira, l’ Acrobata dai capelli setosi, il Demone di Dover e molti altri.
Trovare l’ordine in mezzo al caos? Solo in DanDaDan
In questo senso, DanDaDan è un esempio magistrale di equilibrio nel caos anche nelle immagini: le scene d’azione sono costruite come coreografie frenetiche, ma l’autore non sacrifica mai la leggibilità o la componente emotiva. Le tavole si deformano, i personaggi si allungano, gli sfondi esplodono in un delirio di linee cinetiche, eppure l’occhio del lettore non si trova mai disorientato: viene sempre guidato con maestria lungo il percorso immaginato da Tatsu.
È un linguaggio visivo figlio del digitale (così come lo è l’autore stesso, abituato all’utilizzo del digitale) ma con un tratto caratterizzante, particolareggiato e distinguibile dagli altri sensei .
Visivamente, ogni numero dell’opera è un percorso sulle montagne russe; le tavole alternano prospettive impossibili, deformazioni e invenzioni grafiche che ricordano tanto l’estetica psichedelica di JoJo’s Bizarre Adventure quanto la follia cinematografica di Chainsaw Man.
Ma a differenza del maestro Fujimoto, Tatsu predilige una narrazione più lineare e un’emotività più diretta. È un linguaggio che abbraccia la cultura pop senza timori, pieno di citazioni, di gesti esagerati e di trovate comiche, ma che mantiene una coerenza artistica rara.
Folklore e pulp si uniscono nelle folli avventure di Momo e Okarun
Dal punto di vista tematico, DanDaDan unisce due universi tradizionalmente separati: quello del folkloregiapponese, popolato da yōkai, spiriti, possessioni e maledizioni, e quello della fantascienza più pulp, fatta di rapimenti alieni, tecnologie sconosciute e teorie del complotto.
C’è poi una componente erotica, mai volgare ma costantemente presente, che aggiunge un livello ulteriore di tensione e umorismo a causa dei triangoli amorosi e fraintendimenti che si vengono a creare. DanDaDan gioca spesso con il desiderio e l’imbarazzo, mettendo i personaggi in situazioni surreali.
Non meno importante è la gestione del ritmo narrativo. DanDaDan non concede pause, ma ogni momento di caos è bilanciato da scene di quiete e introspezione. La casa della nonna di Momo, figura centrale nella prima parte della storia, diventa un rifugio simbolico, uno spazio domestico che contrasta la violenza del soprannaturale.
A rendere DanDaDan un successo planetario è stata anche la sua distribuzione digitale. Pubblicato su Jump+, il manga ha potuto beneficiare di un formato più libero rispetto alle pubblicazioni su carta: capitoli più lunghi, layout verticali adattabili alla lettura su smartphone, e soprattutto la possibilità di sperimentare con il ritmo e la serialità.
Questo ha permesso a Tatsu di costruire un racconto più fluido e visivamente spettacolare, pensato per un pubblico internazionale abituato alla fruizione immediata.
L’inevitabile consacrazione anche come anime
Il successo ha portato inevitabilmente all’annuncio dell’adattamento animato, affidato a Science SARU, studio noto per produzioni visionarie comeDevilman Crybaby eTatami Time Machine Blues. La scelta è perfetta: lo stile di Tatsu, ipercinetico e surreale, trova nel linguaggio fluido e sperimentale di Science SARU il terreno ideale.
L’anime, diventato presto un successo senza confini territoriali, ha confermato l’attenzione maniacale per la resa visiva, con animazioni che riproducono fedelmente la follia delle tavole originali.
Esteticamente l’anime di DanDaDan mantiene una qualità elevata sin dalla sigla di apertura della prima stagione, entrata di diritto tra le più iconiche degli anime usciti negli ultimi anni e che, nei pochi minuti fatti di immagini psichedeliche e ritmo ad alto tasso di BPM, descrive anche a chi non ha mai letto un numero del manga l’essenza dell’opera.
L’adattamento ha ampliato ulteriormente la portata del fenomeno, trasformando DanDaDan in un prodotto crossmediale di grande respiro, capace di parlare tanto agli appassionati di manga quanto al pubblico generalista.
Il successo di DanDaDan è la prova che il fumetto giapponese continua a evolversi, assorbendo le influenze del presente e restituendole con forza espressiva. Yukinobu Tatsu ha creato un’opera che non ha paura di essere eccessiva, anzi, fa dell’eccesso la propria arma vincente.
In un panorama dove molti manga cercano la formula perfetta replicando canovacci e stili del passato, DanDaDan risponde in maniera coraggiosa guardando al futuro senza il timore di osare con l’imprevedibilità e l’irriverenza, ricordando che l’impossibile non esiste in un fumetto e che la parola d’ordine è sempre una: sorprendere e divertire il lettore anche se questo vuol dire metterlo davanti alla follia pura. Come DanDaDan è riuscito a fare.