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Gen V: Lo spin-off di The Boys che svela il lato oscuro della ‘new gen’ di supereroi

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Quando The Boys debuttò su Prime Video nel 2019, ridefinì il concetto di ‘supereroe’ nella cultura pop.

Lontano dalle luci patinate del Marvel Cinematic Universe o dalla mitologia epica della DC, la serie creata da Eric Kripke mostrava un mondo in cui i superpoteri erano il risultato di esperimenti aziendali, e gli ‘eroi’ (se così si possono definire) spesso si comportavano come celebrità corrotte, egocentriche e pericolose.

In un panorama televisivo saturo di costumi e mantelli, The Boys riuscì a imporsi per la sua ferocia satirica e la capacità di raccontare il potere e la manipolazione mediatica attraverso il linguaggio dell’ultraviolenza e del cinismo.

Da questa stessa linfa è nata Gen V, lo spin-off ambientato nello stesso universo narrativo ma focalizzato su un gruppo di giovani superumani alle prese con il mondo accademico, le ambizioni e i meccanismi di controllo della potente corporazione Vought International.

La prima stagione è uscita nel 2023 su Amazon Prime Video, ed è basata su personaggi e concetti tratti dal fumetto The Boys: Dear Becky di Garth Ennis e Darick Robertson, ma con una forte reinterpretazione televisiva che ne amplia l’universo e introduce nuovi protagonisti, nuovi conflitti e nuovi temi.

Attualmente è in corso la seconda stagione sempre su Prime Video.

Un college per supereroi – Benvenuti alla Godolkin University

Gen V è ambientata alla Godolkin University, un prestigioso ateneo gestito proprio dalla Vought, dove i giovani dotati di poteri vengono addestrati non tanto per salvare il mondo, quanto per diventare i prossimi idoli del marketing supereroistico. L’istituto è una versione universitaria dei Sette (i supereroi principali di The Boys), un luogo in cui l’ambizione e la spietata competizione si mescolano a una costante manipolazione psicologica.

La protagonista, Marie Moreau (interpretata da Jaz Sinclair), è una studentessa dotata dell’abilità di controllare il sangue come arma. Il suo potere, tanto spettacolare quanto inquietante, di controllo e manipolazione del sanguee, diventa una metafora del trauma e del senso di colpa che la giovane porta con sé dopo un’infanzia segnata da un tragico incidente.

Insieme a lei incontriamo altri personaggi complessi: Emma (Lizze Broadway), influencer in miniatura con un potere legato alle dimensioni del corpo; Cate (Maddie Phillips), che può manipolare la mente degli altri, Jordan Li (interpretato da London Thor e Derek Luh), un personaggio gender-fluid in grado di cambiare sesso e potenza fisica a seconda della situazione e Andre (Chance Perdomo), figlio di un eroe affermato che lotta con il peso delle aspettative familiari che compare solamente nella prima stagione, in quanto l’attore e interprete Chance Perdomo ha perso la vita all’età di 27 anni l’anno scorso. Il lutto per questa grande perdita viene percepito all’interno dei nuovi episodi, dove viene reso un grande omaggio da cast e produzione a un personaggio molto amato come Chance/Andre.

Chance Perdomo, interprete di Andre, prematuramente scomparso

Questi protagonisti incarnano le ansie e le contraddizioni della Generazione Z, amplificate da un contesto in cui tutto è performance e controllo.

Gen V racconta, con toni da thriller e da horror psicologico, cosa succede quando la gioventù e la ribellione vengono filtrate da un sistema che sfrutta ogni emozione per costruire profitto e immagine.

Tra satira e dramma adolescenziale

Uno degli aspetti più riusciti della serie è il modo in cui riesce a fondere il linguaggio tipico del teen drama con l’estetica iper-violenta e grottesca di The Boys. In un certo senso, Gen V è la risposta “universitaria” al mondo degli eroi adulti della serie madre: qui troviamo feste sfrenate, rivalità tra studenti, scandali sessuali e social media usati come armi, ma anche riflessioni su identità, consenso, abuso e ambizione.

Il tono è volutamente oscillante tra il dramma e la parodia: ogni episodio alterna momenti di violenza scioccante a dialoghi intimi e vulnerabili, offrendo un ritratto generazionale che, pur inserito in un contesto fantastico, si fa incredibilmente realistico. La Vought, con la sua onnipresente propaganda, rappresenta il sistema capitalistico e mediatico che plasma i giovani attraverso la promessa del successo, mentre gli studenti della Godolkin incarnano la generazione cresciuta tra visibilità online e crisi di autenticità.

La connessione con The Boys

Nonostante il cambio d’ambientazione, Gen V è profondamente intrecciata con la trama principale di The Boys. Gli eventi della serie si collocano cronologicamente tra la terza e la quarta stagione dello show madre, e numerosi cameo, (da Patriota a Victoria Neuman, sino a Starlight e Stan Edgar negli episodi della stagione 2) collegano i due mondi in modo coerente.

Tuttavia, Gen V non vive di riflesso: la sua forza è proprio quella di ampliare l’universo narrativo senza dipendere completamente da esso.

La serie esplora più a fondo le conseguenze dell’uso del Composto V, il siero che conferisce i poteri, e ne mostra gli effetti devastanti sugli individui fin dall’infanzia.

In The Boys, il pubblico scopriva che i super non erano nati tali, ma creati in laboratorio. In Gen V, vediamo cosa significa crescere sapendo di essere stati “fabbricati”, di essere prodotti brevettati da una multinazionale. Il tema dell’identità e del libero arbitrio diventa quindi centrale: fino a che punto un individuo può davvero scegliere chi essere se il suo destino è stato scritto da altri?

Un cast giovane ma sorprendentemente maturo

La forza di Gen V risiede anche nelle sue interpretazioni. Jaz Sinclair si conferma una protagonista carismatica e vulnerabile, capace di reggere il peso emotivo della serie, mentre Lizze Broadway riesce a rendere credibile il contrasto tra la leggerezza apparente e la sofferenza interiore di Emma, e la coppia di interpreti che dà vita a Jordan Li offre una delle rappresentazioni più interessanti e fluide del panorama seriale contemporaneo.

La regia alterna momenti di puro caos visivo, tipici dello stile di The Boys, con sangue, esplosioni e ironia macabra, a sequenze più introspettive e cupe. Il risultato è un equilibrio sorprendente tra intrattenimento e riflessione, che riesce a soddisfare sia i fan della serie principale sia chi cerca un prodotto autonomo e più concentrato sulla crescita personale e morale dei protagonisti.

Sotto la patina di violenza, cinismo e ironia, Gen V è una storia sulla manipolazione del potere e sulla perdita dell’innocenza. La Godolkin University diventa il microcosmo perfetto per rappresentare una società che educa i giovani non alla conoscenza o alla libertà, ma alla competizione e al conformismo. Ogni scelta dei protagonisti è condizionata dal desiderio di essere visti, riconosciuti, monetizzati.

Ma la serie non si limita alla critica: mostra anche la possibilità di ribellione, di riscatto e di solidarietà. Quando Marie e i suoi amici iniziano a scoprire i segreti più oscuri della Vought, si trovano costretti a decidere se accettare il loro ruolo di pedine o diventare gli artefici di un cambiamento. In questo senso, Gen V riesce a essere sia una riflessione sul potere che un racconto di formazione: un coming-of-age distorto, violento, ma estremamente lucido.

Perché guardare Gen V?

Gen V non è soltanto uno spin-off ben realizzato: è la prova che l’universo di The Boys può espandersi in direzioni differenti senza perdere la sua forza critica e la sua identità visiva. Dove la serie madre distrugge i miti dell’eroismo adulto e dell’autorità, Gen V smaschera le illusioni della gioventù, l’addestramento alla fama e l’industria che monetizza i sogni dei più giovani.

Con il suo mix di ironia, orrore e introspezione, Gen V si impone come una delle serie più interessanti del panorama contemporaneo, capace di parlare ai fan dei supereroi e al tempo stesso di demolire il concetto stesso di “eroe”. È un prodotto spietato ma intelligente, crudo ma empatico, e soprattutto una conferma del fatto che l’universo di The Boys ha ancora molto da dire, soprattutto quando a parlare è la nuova generazione, che però (forse) di eroico ha ben poco.

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