Helen of Wyndhorn è una miniserie in 6 numeri (poi raccolti in volume) pubblicata da Dark Horse Comics, con la prima issue uscita nel marzo 2024. Descritta come “Conan il Barbaro che incontra Il Mago di Oz”¹, questa storia segue le vicende di una ragazza di nome Helen, alle prese con la scoperta del passato del padre – ormai venuto a mancare – e con l’incontro con suo nonno, Barnabas, il misterioso padrone di Casa Wyndhorn.
Il team creativo di Helen of Wyndhorn riunisce alcuni dei nomi più apprezzati del fumetto contemporaneo: Tom King (The Vision, Supergirl: Woman of Tomorrow), Bilquis Evely (Wonder Woman, Supergirl: Woman of Tomorrow) e Matheus Lopes (Supergirl: Woman of Tomorrow, Step by Bloody Step e Nightwing). Lettering, infine, a cura di Clayton Cowles.
Bilquis Evely e Matheus Lopes al Lucca Comics & Games 2025
La trama (senza spoiler)
Dopo la tragica morte di suo padre, C.K. Cole – stimato autore pulp e creatore del celebre guerriero Othan – Helen Cole viene richiamata nella vasta e prestigiosa tenuta del nonno, la maestosa Casa Wyndhorn.
Segnata dalla scomparsa improvvisa del padre e spaesata in un ambiente nuovo e inquietante, Helen dà sfogo alla sua rabbia con un arrivo turbolento e confuso. Con il passare del tempo, però, il suo comportamento caotico si attenua mentre scopre una vita intera di segreti nascosti tra le numerose stanze e i corridoi della grande dimora.
Perché oltre le sue mura, nei boschi, si celano le avventure leggendarie che fino ad allora erano rimaste confinate solo nelle storie del padre.²
Una trama interessante amplificata dal disegno
Devo ammettere che, pur non essendo un fan delle storie fantasy, questa di Tom King mi ha davvero coinvolto. Il modo in cui intreccia il lutto, il trauma, l’eredità familiare e un mondo fantastico – trova un ritmo efficace. Il lento emergere dei segreti di Wyndhorn e la graduale trasformazione di Helen funzionano come costruzione del personaggio.
Ho apprezzato particolarmente anche la figura di Lilith Appleton, tutrice assunta da Barnabas con lo scopo di educare Helen. Questa spesso si pone tra Helen ed il mondo fantastico che la aspetta al di là delle mura di Wyndhorn – the Other World, come viene chiamato – ma è tramite il suo racconto che veniamo a conoscenza di cosa accadde in quei mesi.
Tuttavia, alcuni momenti – pur importanti per la giusta costruzione dei personaggi – li ho percepiti come lenti: in certi passaggi mi sono trovato in difficoltà a portare avanti la lettura. L’unica cosa che mi ha aiutato è stata il disegno.
Dal punto di vista visivo, il duo Evely & Lopes si conferma un valore aggiunto. Il disegno è evocativo, il tratto nitido e allo stesso tempo atmosferico, la colorazione pastello riesce a rendere perfettamente l’atmosfera fiabesca e gotica dell’ambientazione. In particolare le scene dell’arrivo di Helen a Wyndhorn e quelle più cupe o violente – come gli scontri con creature misteriose – mostrano quanto lo stile grafico amplifichi la tensione emotiva e visiva della storia.
In sintesi: lo stile artistico non solo accompagna, ma eleva la sceneggiatura, rendendo tangibile la fusione tra genere gotico e fantasy.
E ora arrivo al punto dolente. Il finale, per come l’ho vissuto, l’ho trovato un po’ “inconcludente”: molte domande restano aperte e alcuni archi narrativi vengono lasciati in sospeso.
Credo che l’intento fosse proprio quello di privilegiare il viaggio interiore di Helen e non quello di dare risposte nette. Come spesso si dice, “l’importante è il viaggio, non la destinazione”. Ma, personalmente, ho sentimenti contrastanti. Da un lato comprendo la necessità artistica di lasciare spazio all’interpretazione, al dubbio, oppure al simbolismo – e in effetti questo tipo di finale può avere un suo fascino. Dall’altro, ho sentito che la storia avrebbe meritato un finale più definito.
Giudizio finale
Helen of Wyndhorn è una storia fantasy e gotica che parla di perdita, trauma, eredità – ma anche di scoperta e di quanto le storie possano definire chi siamo. Il comparto grafico, con Bilquis Evely e Matheus Lopes, è uno dei suoi punti di forza assoluti, capace di rendere palpabile l’atmosfera.
L’unico vero difetto, per me, è il finale che lascia a desiderare in termini di completezza.