Ken il Guerriero: il manga senza tempo nato sotto il segno dell’Orsa Maggiore
Dalla mente di Buronson e Tetsuo Hara nasce Ken il Guerriero, un capolavoro che ha ridefinito il manga d’azione e la cultura pop anni ’80. Su PopCorNerd parliamo del significato profondo di Hokuto no Ken e del suo protagonista
Mi risulta impossibile parlare di Ken il Guerriero senza pensare all’intramontabile sigla italiana dell’anime che trovate qua sopra, gentilmente concessa da YouTube, e che ha più di un significato per chi è nato e cresciuto negli ‘anni 80. Ken il Guerriero è stato (ed è ancora oggi) una serie animata che fa parte del percorso di crescita, esteriore ma soprattutto interiore, di ogni amante della cultura pop orientale.
Quel “cartone animato” (così venivano chiamati all’epoca), nel 1987, è stato il primo contatto vero e proprio del pubblico italiano con il protagonista Kenshiro, erede della scuola di arti marziali di Hokuto (dallo sguardo e dall’espressione imperscrutabile) e con il mondo post-apocalittico, cinico e violento, dove sono ambientate le sue drammatiche avventure, dove vige un’unica regola: solo i più forti sopravvivono.
Ma non è dell’anime che vogliamo parlare oggi su PopCorNerd, bensì dell’opera manga omonima da cui è tratto, realizzata da Buronson e Tetsuo Hara:Hokuto No Ken (Ken il Guerriero).
A differenza di quanto accade oggi, dove il manga precede sempre l’anime, il manga di Ken il Guerriero arriva in Italia “solo” nel 1990, quindi qualche anno dopo l’esordio della serie animata, grazie alla storica casa editrice Granata Press. Nonostante qualche difetto di stampa e alcune imperfezioni, nonché la lettura all’occidentale, quella rimane una delle edizioni più prestigiose e di valore — almeno a livello affettivo.
Nato sotto la “buona stella” dell’Orsa Maggiore, Ken il Guerriero è un fumetto rivoluzionario e, in Italia, è stato uno dei primi grandi successi e fenomeni manga, in un momento storico in cui i supereroi americani facevano fatica, ma erano da anni presenti nelle edicole italiane accanto ai classici campioni d’incassi nazionali (Tex, Diabolik, Topolino). Il fumetto orientale, invece, era ancora visto come qualcosa di “esotico”.
Ma il successo in TV di Ken tra i ragazzi e gli adolescenti dell’epoca permise la diffusione di un’opera che oggi conta diverse ristampe e continua a far parlare di sé, a distanza di quasi quarant’anni dalla prima edizione italiana. Basti pensare che Planet Manga, divisione orientale di Panini Comics, è pronta a rilanciare la saga di Ken al prossimo Lucca Comics & Games 2025 con una nuova edizione di lusso cartonata (complice anche la presenza del maestro Tetsuo Hara come ospite).
Ma entriamo nel dettaglio di un’opera che, nella sua apparente semplicità, ha catturato l’attenzione di milioni di lettori grazie alla sua forte componente emozionale e al fascino intramontabile di personaggi dall’onore incrollabile, e che ha fatto da apripista nel nostro paese a successi nipponici, come Dragon Ball, One Piece, Naruto e molti altri.
Buronson e Tetsuo Hara: gli autori dietro l’intramontabile mito
In foto: Buronson
Dietro la violenza, la malinconia e la compassione di Ken Il Guerriero, si nasconde una leggenda costruita da due autori che hanno trasformato le paure e i sogni degli anni ’80 in un’epopea immortale.
Ken il Guerriero nasce dalla penna di Buronson (alias di Yoshiyuki Okamura), già noto per storie poliziesche come Doberman Deka, e dotato di un talento raro nel creare protagonisti tragici, mossi da giustizia e dolore. Si tratta di uno degli sceneggiatori di manga più influenti della storia giapponese e, dopo Ken, sarà autore di altri manga cult tra cui spiccano Sanctuary, Strain e Heat.
Quasi sempre accompagnato, nelle sue opere, da artisti di grandissimo talento, in Ken il Guerriero Buronson trova il partner perfetto in Tetsuo Hara, un disegnatore all’epoca poco conosciuto, cresciuto a pane e Bruce Lee, e amante delle arti marziali, dei film d’azione giapponesi e americani. Questo suo amore per gli action movie made in U.S.A. si rifletterà profondamente all’interno di Ken.
L’incontro tra i due avviene nel 1982: l’idea originale parte proprio dal giovane Hara, che propone un manga incentrato su una misteriosa tecnica di digitopressione letale — quella che nel manga diventerà la Hokuto Shinken, arte marziale capace di colpire uno dei 708 tsubo (秘孔) presenti nel corpo umano e di uccidere l’avversario dopo pochi istanti. Sarà l’editor Nobuhiko Horie a suggerire di ambientare la storia in un mondo post-apocalittico, ispirato alla saga cinematografica di Mad Max creata da George Miller.
Nasce così Hokuto no Ken: un connubio perfetto tra arti marziali, drammaticità e futuro punk distopico. Buronson plasma il mito, Hara gli dà il corpo, e insieme creano qualcosa che va oltre il semplice fumetto d’azione: un’epopea spirituale sulla forza e sulla compassione.
In foto: Tetsuo Hara
Ken: l’uomo dalle sette cicatrici che ha segnato una generazione
Alla fine del XX secolo il mondo venne avvolto dalle fiamme atomiche! I mari si prosciugarono, la Terra si spezzo e sembro che ogni forma di vita si fosse estinta. Eppure… la razza umana era sopravvissuta! Il mondo era ricaduto in un’era governata dalla violenza! – Ken Il Guerriero Extreme Edition #1
Tra le sabbie radioattive di un mondo in rovina, un uomo cammina da solo.
Sul suo petto brillano sette cicatrici a forma di Orsa Maggiore. Non parla molto, ma quando pronuncia la frase “Omae wa mou shindeiru” (Tu sei già morto) il nemico esplode in mille frammenti.
È Kenshiro, il protagonista di Ken il Guerriero (Hokuto no Ken), una delle opere più influenti della storia del manga. Così ha inizio la leggenda.
Ken, l’eroe che si erge tra i detriti di un mondo distrutto e un’umanità da ricostruire
Il mondo di Ken il Guerriero è un deserto di sangue e sabbia, governato da predoni e tiranni spietati, dove solo Kenshiro si erge come simbolo di giustizia e compassione, cercando di portare ordine, onore e giustizia a un’umanità che non crede più in nulla.
È un guerriero invincibile, all’apparenza granitico e dall’espressione impassibile, ma che nasconde un animo profondamente umano, segnato dal dolore e dall’amore perduto, Julia. Ed è esattamente così che ci viene presentato all’inizio dagli autori: sguardo dolce e malinconico, sorriso sul volto quando incontra per la prima volta Rin e Bat, ma che, quando passa all’azione, diventa deciso e spietato come i suoi avversari.
Rin e Bat (Lynn e Bart) nella serie animata
Nel suo cammino, Ken diventa una figura quasi messianica: colui che porta la luce nell’oscurità, battendo ogni nemico che gli si pari davanti. La sua missione non è solo sconfiggere il male, ma ricordare all’umanità cosa significa essere umani.
Cosa rende Ken il Guerriero così immortale? Non la violenza, non le esplosioni, ma il suo messaggio.
In un mondo distrutto, la vera forza è la compassione. Kenshiro non combatte per vendetta, ma per dare senso al dolore. Ogni volta che tende la mano a un bambino o a un innocente, riafferma un’idea semplice ma rivoluzionaria:
anche in mezzo all’inferno, l’uomo può ancora scegliere di essere giusto.
Il mondo in cui si muove Ken è frutto del contesto storico in cui vivono Buronson e Hara quando danno origine al mito. La Guerra Fredda è al culmine, la minaccia atomica è ovunque e il cinema riflette quell’ansia: Blade Runner, Terminator, Mad Max 2.
Il mondo di Hokuto è il riflesso di un’umanità distrutta dalla propria arroganza, ma ancora capace di speranza. Ogni villaggio salvato, ogni bambino protetto, è un simbolo di rinascita.
I personaggi di Ken: tra attori e celebrità degli anni 70’/80′
L’amore per il cinema d’azione dell’epoca si riflette nella caratterizzazione dei personaggi stessi.
Basti pensare allo stesso Ken, che inizialmente è ispirato a Bruce Lee, di cui Hara è un grande fan, anche solo nelle movenze e nelle tecniche di combattimento. Nel corso dell’opera, però, il personaggio trae ispirazione anche dal Sylvester Stallone di Cobra (gli occhiali da sole che indossa Ken nella seconda parte dell’opera) e dal Mel Gibson di Mad Max (nell’abbigliamento).
Raoh, invece, il più potente dei fratelli di Kenshiro, è un personaggio a metà tra Rutger Hauer (il Roy Batty di Blade Runner) e Gengis Khan, per le sue ambizioni di conquista.
E ancora, nel corso dell’opera principale, si possono vedere diversi omaggi a celebrità e cantanti internazionali di quegli anni: Shin, ispirato a Jon Bon Jovi; Yuda a Boy George; Souther, il Sacro Imperatore di Nanto, a Billy Idol;Falco, uno dei personaggi principali della seconda serie di Ken il Guerriero, a Dolph Lundgren nel ruolo di Ivan Drago, e così via.
Le scuole di Hokuto e Nanto: il pugno come filosofia
Nel cuore della saga ci sono due arti marziali leggendarie che si contrappongono:
La prima colpisce dall’interno, attraverso i punti segreti del corpo umano (i Keiraku Hikō), distruggendo l’avversario dall’interno. È la via del controllo, della pietà, dell’autodisciplina. La seconda è la sua antitesi: taglia, ferisce, danza come una lama di luce. È la via della bellezza, della passione, della morte.
Hokuto e Nanto non sono solo tecniche di combattimento, ma vere e proprie filosofie, che si riflettono negli scontri tra i loro maestri. Come in un poema epico, ogni battaglia è una lezione morale.
Il dualismo si concentra principalmente nella prima parte della storia, dove Ken, Raoh e Toki sono i più grandi combattenti della scuola di Hokuto, contrapposta a quella di Nanto che vede in Shin, Rei e Yuda i principali esponenti.
Raoh, il più potente della scuola di Hokuto e fratello di Ken
La competizione si sviluppa anche internamente tra i vari combattenti e, per l’appunto, si concentra principalmente tra Ken e Raoh: prima fratelli, poi nemici sul campo, portatori della sacra scuola di Hokuto di cui solo uno può essere il vero erede. Il loro rapporto è quello che più rappresenta il bene contro il male, ma anche l’onore, il rispetto (tipici della cultura orientale) e la possibilità di redenzione, che si ritrova spesso nell’opera anche in altri personaggi.
Un mito senza tempo
Quarant’anni dopo, Ken il Guerriero continua a essere citato, reinterpretato, venerato.
È uno dei manga senza tempo di cui non basterebbero intere pagine per raccontare tutte le sfaccettature e di quanti autori, oggi diventati celebri, hanno tratto ispirazione e coraggio proprio da Ken.
Le nuove generazioni lo scoprono come una leggenda pop, ma il suo cuore resta intatto: la storia di un guerriero che cammina solo, portando sulle spalle il peso dell’umanità.
Le sue cicatrici non sono ferite: sono stelle. E come le stelle, continuano a brillare, ricordandoci che persino nel buio più profondo c’è sempre un punto di luce.
Ken, sei tu Fantastico guerriero Sceso come un fulmine dal cielo Ken, sei tu Il nostro condottiero E nessuno al mondo adesso è solo