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Charlie Adlard, ospite Saldapress al Lucca Comics 2025

Charlie Adlard, ospite Saldapress al Lucca Comics & Games 2025: dalla passione per per la “bande dessinée” a The Walking Dead

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Lo scorso Lucca Comics & Games 2025 ha visto protagonisti molti autori e artisti italiani e internazionali. Tra questi c’era Charlie Adlard, che insieme a Robert Kirkman e Tony Moore ha creato una delle storie zombie più iconiche di sempre: The Walking Dead.

Adlard era ospite della Saldapress, casa editrice che pubblica Heretic, il fumetto realizzato insieme allo sceneggiatore Robbie Morrison.

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Tratto dal post Instagram Annunci Saldapress Lucca Comics & Games 2025

Image Comics presenta così il progetto:

«Sherlock Holmes incontra Il nome della rosa in una graphic novel originale realizzata da un artista straordinario ed ex Comics Laureate come Charlie Adlard (The Walking Dead), insieme al pluripremiato romanziere crime Robbie Morrison (Edge of the Grave).

Belgio, 1529: la città di Anversa è sconvolta da una macabra serie di omicidi. L’onnipotente Inquisizione incarica il cavaliere, medico, avvocato e presunto mago nero Cornelius Agrippa, insieme al suo giovane allievo Johan Weyer, di indagare sui delitti. I due si ritrovano così trascinati in un vortice di omicidi, follia e magia.»

Heretic, disponibile allo stand Saldapress durante la fiera, arriverà anche sul sito dell’editore a partire da Gennaio 2026.

Oltre a essere una delle principali attrazioni dei firmacopie, Adlard è stato protagonista di una conferenza stampa. Ha parlato della sua carriera, della lunga collaborazione con Kirkman e dello sviluppo di Heretic.

La collaborazione con Robbie Morrison e la nascita di Heretic

Adlard ha spiegato che la collaborazione con Robbie Morrison nasce da un’amicizia lunga quasi trent’anni. «Ci conosciamo dalla metà degli anni ’90 e abbiamo già lavorato insieme a diversi progetti. Il più importante è White Death, ambientato sul fronte italiano della Prima Guerra Mondiale».

In seguito, i due hanno collaborato anche su Nikolai Dante, pubblicato su 2000 AD, uno dei personaggi più popolari del fumetto britannico. Quando Adlard ha terminato The Walking Dead, Morrison si era già trasferito nella sua stessa città. Da lì, l’idea di un nuovo progetto è nata in modo naturale.

«Robbie è stato uno dei pochi a sapere in anticipo che stavamo per chiudere The Walking Dead» ha raccontato. «Non volevo finire la serie senza avere subito qualcosa di nuovo su cui lavorare. Così gli ho confidato che il numero 193 sarebbe stato l’ultimo. Da lì è nato Heretic.»

Robbie Morrison (a sinistra) e Charlie Adlard (a destra) nel 2014

In conferenza, Adlard ha aggiunto che il progetto iniziale era completamente diverso. Doveva essere una storia contemporanea, ambientata tra i cartelli della droga in Messico e il confine con gli Stati Uniti. Morrison però si è presto reso conto che quel tipo di racconto era ormai inflazionato. Così ha proposto un cambio radicale: una storia costruita attorno alla figura storica di Cornelius Agrippa.

Solo dopo la fine del fumetto Adlard ha scoperto che Morrison coltivava questo interesse da decenni. «Per me non importa quale personaggio disegno. Conta che la storia sia valida e che lo sceneggiatore sappia raccontarla. E Robbie scrive grandi storie», ha concluso.

La conclusione di The Walking Dead: «Forse abbiamo fatto arrabbiare qualcuno»

Adlard ha parlato anche della decisione di chiudere The Walking Dead. La scelta risale a diversi anni prima dell’uscita dell’ultimo numero. «Sapevo già quattro anni prima che la serie sarebbe finita» ha spiegato. Dopo quasi dieci anni di lavoro, aveva fatto notare a Kirkman che una serie “teoricamente infinita” non può durare per sempre.

«Non mi interessava conoscere la data esatta della fine», ha aggiunto. «Ma volevo capire quanto tempo avremmo ancora lavorato sulla serie». Proprio in quel periodo stavano preparando il materiale per il quarto Compendium. Sembrava naturale chiudere la serie completando quella raccolta da 48 numeri.

Nel frattempo anche Kirkman stava riflettendo sulla conclusione. Aveva già delineato una serie di eventi narrativi e si era reso conto di essere vicino agli ultimi passaggi del suo piano. Così i due si sono trovati perfettamente allineati.

A quel punto Kirkman ha proposto un’idea audace: tenere segreta la fine della serie fino al numero 193. «Sono ancora orgoglioso di esserci riusciti» ha detto Adlard. «Fumetterie, fumettisti, tutti hanno mantenuto il segreto. Sarebbe bastata una parola fuori posto per rovinare tutto».

La decisione ha reso la chiusura di The Walking Dead uno dei momenti più sorprendenti del fumetto americano contemporaneo. «Forse abbiamo fatto arrabbiare qualcuno» ha scherzato Adlard. «Ma è stato qualcosa di davvero audace».

Adlard (a sinistra) con Robert Kirkman al NYCC 2013

Minimalismo in sceneggiatura e massima libertà artistica

Parlando del suo rapporto con Kirkman lavorando a The Walking Dead, Adlard ha raccontato quanto le sceneggiature fossero essenziali. «Erano davvero minime» ha detto. «Spesso c’erano solo dialoghi, senza descrizioni delle vignette. A volte due personaggi parlavano pagina dopo pagina senza nessuna indicazione visiva».

Questa scelta gli lasciava una libertà enorme. «Decidere ambientazione, gesti e ritmo della scena spettava a me. Potevo far preparare una tazza di tè ai personaggi o lasciarli immobili, faccia a faccia».

Dopo sedici anni di collaborazione, i due avevano sviluppato una comunicazione quasi intuitiva. «Quando lavori così a lungo con qualcuno, nasce un linguaggio comune».

Adlard ha spiegato che una sintonia simile l’ha raggiunta anche con Robbie Morrison, anche se ogni sceneggiatore ha un metodo diverso. «Ultimamente sto lavorando con autori molto più dettagliati. Non è una critica, è solo un altro stile».

Sull’intelligenza artificiale

Adlard ha espresso un’opinione molto chiara sull’intelligenza artificiale. «Ho sempre pensato che il termine sia sbagliato. Per me, l’intelligenza artificiale è HAL di 2001: Odissea nello spazio, una macchina senziente. Quello di cui parliamo oggi non lo è. Sono algoritmi sofisticati accompagnati da CGI molto realistica».

Secondo Adlard, il confine tra CGI e ciò che oggi viene definito AI è sempre più sfumato, quasi arbitrario: «Alla fine, per me sono la stessa cosa. L’AI sarà davvero qualcosa di diverso solo quando diventerà autonoma. Ed è lì che forse dovremmo iniziare a preoccuparci: il giorno in cui arriveranno i Terminator», ha scherzato.

La passione per la “bande dessinée”

Parlando delle sue influenze, Adlard ha raccontato quanto la cultura pop abbia segnato la sua crescita. «Avevo dodici anni quando uscì Star Wars. È stato uno degli eventi più influenti della mia vita. Mi ha fatto sentire che le cose che amavo, e per cui venivo preso in giro, erano improvvisamente legittime».

The Mighty World of Marvel n. 1

Il rapporto con i fumetti era iniziato molto prima. «Quando avevo sei anni, mio padre portò a casa The Mighty World of Marvel n. 1. Da quel momento iniziai a disegnare». Quasi nello stesso periodo iniziò anche a collezionare Asterix. «Da una parte avevo i supereroi Marvel, dall’altra la bande dessinée francese».

Questa doppia influenza ha contribuito a formare uno stile ibrido. «Potrei elencare decine di artisti che mi hanno influenzato. Ma se devo citarne uno solo dico Alex Toth, uno dei più grandi di sempre».

Chi e’ Charlie Adlard

Charlie Adlard è un fumettista britannico con oltre trent’anni di carriera. Dopo gli esordi nel fumetto indipendente inglese e una lunga esperienza negli Stati Uniti, si è imposto con The White Death, realizzato insieme a Robbie Morrison.

La consacrazione arriva però con la collaborazione quasi ventennale con Robert Kirkman su The Walking Dead, di cui diventa il disegnatore principale dal numero 7 al 193. Il suo contributo ha definito lo stile visivo e l’impatto culturale della serie.

Charlie Adlard, ospite Saldapress Lucca Comics 2025, foto di Rossano D’Angelo

Negli ultimi anni Adlard ha continuato a lavorare su nuovi progetti. Tra questi spicca Heretic, la sua più recente collaborazione con Robbie Morrison.

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