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Dentro Gachiakuta: un viaggio tra rottami, rabbia e meraviglia

Gachiakuta si prepara ad essere nominato tra gli anime più forti del momento, conquistando il suo pubblico con macerie, rottami e meraviglia.

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Mettersi davanti a Gachiakuta significa accettare una sfida. Non una di quelle patinate, costruite per piacere a tutti, ma un salto tra le macerie di una civiltà distrutta, rabbia, ideali e bellezza distopica.

Nel dettaglio non stiamo parlando della classica opera che pone al centro dell’attenzione la sola forza bruta o fantastici incantamenti. Anzi, Gachiakuta è un titolo che non si limita a chiederti attenzione, te la strappa via, come un artista di strada che ti blocca al semaforo e ti racconta una storia che non sapevi di voler ascoltare.

Allo stesso tempo però ti conquista grazie allo stile controcorrente della sua autrice, Kei Urana, affiancata dal genio visionario di Atsushi Okubo. Guardando l’anime (che trovi su Crunchyroll) ci si accorge di quanto quest’opera sia davvero fuori misura, fuori standard, fuori… quasi tutto.

Chi ci entra per la prima volta deve prepararsi psicologicamente ad immergersi in una realtà che sembra essere senza speranze. La terra è stata devastata da enormi crepe. Non si tratta però di crepe eroiche o romantiche che adorano i blockbuster, ma spaccature vere, quelle nate dallo scarto della società, dalla paura di ciò che si getta via, materiale o umano che sia.

Proprio per questo Gachiakuta è un’opera che trova modo di distinguersi. Perché non vuole fare la morale, non si mette in posa per dispensare insegnamenti, ma mette lo spettatore davanti al caos e lo obbliga a sentire qualcosa. A volte fastidio, altre volte stupore. E spesso entrambi, ma adesso vediamo insieme i dettagli della trama.

Trama e dettagli di Gachiakuta

La trama di Gachiakuta si apre in un mondo diviso in due, dove la distanza tra chi vive sopra e chi viene gettato sotto non è solo geografica, ma profondamente morale. Al centro c’è un ragazzo che conosce meglio di chiunque altro il peso degli oggetti scartati e delle persone considerate superflue.

La sua vita procede ai margini, in un equilibrio fragile fatto di sopravvivenza, lealtà e una rabbia silenziosa che sembra pronta a esplodere.

Quando un evento improvviso lo trascina oltre il limite del suo stesso destino, il protagonista viene catapultato in un ambiente brutale e pulsante, popolato da figure che vivono come rifiuti… ma che possiedono una forza, un’umanità e un potenziale che il mondo di sopra non saprebbe nemmeno immaginare.

Amo Gachiakuta

È l’inizio di un viaggio che mescola mistero, lotta, scoperta e uno strano tipo di bellezza nata tra macerie e ingranaggi. Nell’universo di Gachiakuta nulla è davvero ciò che sembra e ogni cosa buttata via ha ancora una storia da raccontare.

Ma Gachiakuta non punta solo a raccontare la bellezza delle cose che nessuno vuole più.  Attraverso alcuni episodi, è possibile guardare come l’autore ha saputo proporre temi delicatissimi, come gli abusi sessuali, la povertà estrema e il dolore di restare orfani.

Lo stile che rompe tutti gli schemi 

L’elemento che forse sta rendendo Gachiakuta uno dei migliori anime del momento è sicuramente lo stile. Lo stile personale di Kei Urana ha qualcosa di selvaticamente magnetico. Non è un autore che procede in punta di piedi. Anzi, adora spalancare porte con potenza e scardinare regole.

Potremmo affermare che è in questo stile particolare che si percepisce l’eredità iconica di Okubo, quello spirito un po’punk, un po’grottesco, un po’poetico che ha segnato Soul Eater e Fire Force.

Ma in occasione di Gachiakuta assume una forma nuova, più tagliente, come se il design stesso volesse protestare contro la propria cornice. L’anime riprende quell’energia e la amplifica con animazioni sferzanti, un lavoro di colore che alterna saturazione estrema a toni spenti. Anche le colonne sonore dal sapore fortemente elettronico, sono state collocate in maniera minuziosa rispecchiando a pieno lo stile post-punk dell’opera.

Non è uno di quegli anime che si guardano mentre si scrolla il telefono. Ti prende per il bavero e ti chiede di stare qui perché ogni minimo dettaglio sembra portarti a ragionamenti abbastanza complessi. Guardandolo, si ha la costante sensazione di osservare un mondo che pulsa di dolore ma anche di voglia di riscatto.

Non solo disperazione, Gachiakuta ci insegna ad avere veramente cura delle cose

Gli stessi personaggi, nascondono alle loro spalle passati turbolenti ed eventi catastrofici. Ma nonostante tutto amano perdersi in scontri mozzafiato, aiutati naturalmente dai loro Jinki. Quando diciamo che in Gachiakuta si da la giusta importanza a qualsiasi oggetto, è proprio perché ognuno dei protagonisti impugna un oggetto, spesso vecchio e malconcio, ma capace di trasformarsi in un arma mistica.

Nel dettaglio i Jinki sono strumenti che non nascono dalla tecnologia pura, ma dall’emozione sedimentata negli oggetti buttati nella spazzatura. Ogni Jinki si manifesta quando un oggetto, spesso comune, spesso ignorato, conserva dentro di sé una componente emotiva così intensa da reagire a chi lo impugna.

È come se la memoria affettiva, il rancore o l’amore dimenticato di quell’oggetto trovassero finalmente un canale per esprimersi. Le persone in grado di usarli, vengono chiamate Givers, attingono a questa energia latente e la modellano in forme uniche, quasi sempre imprevedibili, che riflettono la personalità e le emozioni di chi li utilizza.

Ne consegue un sistema di poteri che non ha nulla di pulito o standardizzato. Nel dettaglio ogni Jinki è sporco di vissuto, di rottura, di storia accumulata. Non è solo potere, è identità che prende forma, un legame intimo tra rifiuto e rinascita, tra ciò che il mondo scarta e ciò che invece torna a brillare con forza devastante.

Proprio sul concetto di rifiuto è doveroso fare una precisazione. In Gachiakuta si gioca tantissimo con l’idea di rifiuto come categoria narrativa. Non si tratta di ciò che genericamente viene rifiutato, ma parliamo più di ciò che il mondo preferisce non vedere.

È difficile non pensare a come questa sia una metafora feroce ma lucidissima della nostra epoca, dove tutto è consumato, filtrato, buttato e rimpiazzato con una disinvoltura che sfiora l’incoscienza.

Conclusioni 

Arrivati nella fase finale della nostra analisi possiamo affermare che l’anime di Gachiakuta non perde mai il suo spirito quasi ribelle. Anzi, la sua voglia di sporcare e sporcarsi compare irruenta quasi come un graffito fatto di corsa in una notte di pioggia.

Anche quando il ritmo accelera, o quando l’azione prende il sopravvento, c’è sempre un’attenzione maniacale al dettaglio che rende l’esperienza ipnotica. I movimenti dei personaggi, le espressioni, gli spazi vuoti: tutto sembra dire qualcosa in più rispetto alla semplice trama.

Ma forse, ciò che veramente contraddistingue Gachiakuta da moltissimi titoli che circolano ultimamente, è la capacità di comunicare subito un’identità. Difatti, è uno di quegli anime che riconosci dopo due secondi di fotogramma, come certi brani che bastano tre note per farli tuoi.

Ha un estetica disturbante, a tratti anche deprimente, ma allo stesso tempo distopica e affascinante. La caratterizzazione dei personaggi sembra uscita da un laboratorio di fantascienza urbana. E poi c’è la rabbia creativa, quella vera, quella che non è solo sfogo ma trasformazione, che Urana riesce a incanalare in ogni elemento dell’opera senza mai perdere il controllo.

In conclusione Gachiakuta non vuole essere carino. Vuole essere vivo. E in un panorama di anime dove spesso tutto tende verso la levigatezza, la sua irregolarità è una boccata d’innovazione. È un titolo che divide, scuote, costringe a guardare ciò che si butta via. E nel farlo, ricorda che anche nel caos più sporco possono nascere forme di bellezza nuove, brutali, memorabili.

Se il mondo degli anime fosse un mercato notturno, Gachiakuta sarebbe quel banchetto in fondo alla via, pieno di oggetti strani, luci intermittenti e un venditore che ti guarda come se sapesse già che tornerai. Ed è proprio questo a renderlo irresistibile: la sensazione di essere davanti a qualcosa che non vuole solo intrattenerti, ma cambiarti un po’, anche senza dirlo.

Queste restano le nostre riflessioni merito alla serie anime Gachiakuta ma se vuoi conoscere maggiori dettagli anche sul manga originale, visita questo link.

 

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