Comicon

Intervista a Davide Paratore, ospite in Artist Alley NYCC 2025

Pubblicato

il

Davide Paratore, originario di Catania, è un illustratore e artista di comics che lavora principalmente come cover artist per Marvel, DC Comics e altre case editrici americane. Le sue copertine compaiono in numerose serie Marvel, come Vengeance of the Moon Knight e Deadpool Kills the Marvel Universe One Last Time, così come in diverse serie DC Comics, tra cui The Flash e Green Lantern.

Davide Paratore nel roster di artisti di Trinity Comics al NYCC

Durante lo scorso New York Comic-Con abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con lui per capire meglio come si svolge il suo lavoro all’interno dell’industria dei comics.

Davide Paratore in Artist Alley, NYCC 2025

Davide Paratore in Artist Alley, NYCC 2025

Rossano D’Angelo: Quando ricevi l’assegnazione di una copertina, qual è il tuo processo: da quali elementi parti (sceneggiatura, concept, tono visivo), e quanto margine creativo hai rispetto a ciò che ti viene richiesto?

Davide Paratore: Tutto parte dal momento in cui ricevo l’email con l’assegnazione della copertina che devo realizzare. Generalmente non ricevo input dalla sceneggiatura – potrei richiederla, ma di solito non lo faccio – quindi il mio punto di partenza è sempre un concept. Per quanto riguarda la libertà creativa, dipende dal tipo di progetto. Ad esempio, sulle copertine di Moon Knight avevo dei parametri ben precisi da rispettare, con istruzioni molto dettagliate. Al contrario, per le variant cover ho molta più libertà, purché resti coerente con i tratti e i parametri fondamentali del personaggio che sto illustrando.

Quali artisti, fumettisti o illustratori ti hanno maggiormente ispirato fin dall’inizio, e come riesci a integrare queste influenze in uno stile che sia riconoscibile ma anche adattabile alle linee guida delle grandi case editrici?

Gli artisti che mi hanno influenzato di più sono stati Jim Lee e Frank Cho, poi Simone Bianchi e, per quanto riguarda la pittura, Gabriele Dell’Otto. Ci sono anche Fabrizio De Tommaso, Alexander Lozano, Dike Ruan e molti altri – potrei citarne almeno altri cinquanta, ma questi sono i primi che mi vengono in mente. Per quanto riguarda l’integrazione di tutte queste influenze in uno stile personale, non c’è una vera e propria ricetta segreta. Io mi diverto a disegnare e non mi impongo dei parametri rigidi. Soprattutto in questo periodo della mia carriera, mi sento stimolato da tantissimi artisti diversi tra loro, e questo si riflette nel mio lavoro: il mio stile cambia spesso da una copertina all’altra, ma non in modo calcolato, succede in maniera del tutto naturale.
Questo è particolarmente evidente nella colorazione – mi capita, per esempio, di usare palette molto artificiali, come in una cover in cui avevo dipinto il cielo rosso, e poi passare subito dopo a un approccio più realistico per la copertina successiva.

Qual è la sfida più grande che hai incontrato nel trasformare un concetto narrativo complesso in un’unica immagine di copertina? Ci sono mai stati casi in cui hai dovuto sacrificare l’idea che volevi per aderire a vincoli editoriali?

Una delle sfide più grandi è sicuramente quella di dover disegnare personaggi che, per loro natura, non sono particolarmente interessanti, e riuscire comunque a renderli visivamente appetibili per il pubblico. È una situazione che a volte si presenta, ma, come dicevo prima, sono proprio queste le copertine che alla fine mi aiutano a crescere di più come artista.

Tra le copertine che hai realizzato finora, ce n’è una o due che consideri particolarmente significative per te – per tecnica, emozione o sperimentazione – e mi piacerebbe sapere cosa le rende speciali.

Le copertine che mi hanno segnato di più sono, paradossalmente, quelle che mi hanno fatto “soffrire” di più, quelle che ho “odiato” durante il processo di realizzazione. Perché sono proprio quelle che mi hanno insegnato di più: mi hanno fatto capire che, anche nei momenti in cui sembra impossibile uscire da un vortice di insoddisfazione, in qualche modo si può sempre arrivare alla fine e trovare un equilibrio. Quindi sì, le copertine a cui sono più legato sono quelle che mi hanno fatto crescere artisticamente e che mi hanno fatto credere di più in me stesso. Un esempio è Vengeance of the Moon Knight #6: l’ho odiata con tutto me stesso perché mi ha messo davvero alla prova, ma alla fine ne sono uscito e oggi ne vado fiero.

Vengeance of the Moon Knight #6, realizzata da Davide Paratore

Da artista che lavora per i grandi editori, com’è cambiato il tuo rapporto con i fumetti come lettore? Ci sono serie, personaggi o universi narrativi che continui a seguire semplicemente per passione – da fan, più che da professionista?

Adesso il mio rapporto con il fumetto è diventato molto più maniacale rispetto al passato: sono decisamente più ossessionato. Paradossalmente, più disegno e più mi lascio coinvolgere dal mondo dei comics. Non sono mai stato un grande lettore – e in realtà non lo sono nemmeno oggi – però mi accorgo di appassionarmi sempre di più, giorno dopo giorno. Anche perché, in un modo o nell’altro, scopro continuamente cose nuove, e questo per me è estremamente stimolante.

Cogliamo l’occasione per fare i nostri più sinceri complimenti a Davide per il modo in cui affronta il suo lavoro, con straordinario talento e grande professionalità. Un sentito in bocca al lupo per il futuro, Davide – da parte di tutta la redazione di PopCorNerd!

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

In evidenza

Exit mobile version