Annalisa Leoni e’ una colorista italiana, insegnante presso la Scuola Romana dei Fumetti, che vanta collaborazioni con alcuni dei nomi piu’ importanti del settore come Robert Kirkman, Ryan Ottley e David Finch in Skybound ed ha all’attivo anche alcuni titoli in Marvel, come Star Wars: The High Republic.
Noi di PopCorNerd l’abbiamo intervistata per parlare della sua collaborazione con Robert Kirkman, del suo approccio alla colorazione di Invincible Universe: Battle Beast e di molti altri aspetti del suo lavoro nell’industria del fumetto.
PCN: Ciao Annalisa, grazie per averci concesso questa intervista. È un piacere poter fare due chiacchiere con te.
Annalisa Leoni: «Ciao a tutti, il piacere è mio!»
Il colore come voce dei disegni di Battle Beast
Su Battle Beast mi sono voluta divertire.. tante sfumature, ombre, luci, molti dettagli. È un modo di colorare che mi appartiene, ma è anche piuttosto elaborato.
Partiamo da Battle Beast. Nel primo volume, Sangue e Gloria, il colore ha un ruolo centrale insieme ai disegni di Ryan Ottley: è esplosivo, viscerale, potente, quasi feroce, come se desse ancora più voce alle tavole. Come hai interpretato la potenza e la brutalità di Battle Beast attraverso la palette cromatica, scegliendo colori così accesi?
«Su Battle Beast mi sono voluta divertire. Venivo da Oblivion Song e da Skinbreaker, due lavori molto diversi ma entrambi piuttosto macchinosi dal punto di vista della colorazione: tante sfumature, ombre, luci, molti dettagli. È un modo di colorare che mi appartiene, ma è anche piuttosto elaborato. Con Battle Beast, invece, ho scelto un approccio diverso. I disegni di Ryan lo permettono: sono estremamente dinamici, sintetici, con volumi molto ben definiti, anche se non carichi di dettagli. Ho deciso di seguire questa direzione e usare un colore più netto, con contrasti più forti, a volte riducendo persino le ombre per giocare maggiormente con i toni e i colori.»
Tavola tratta da Invincible Universe: Battle Beast #1
Questo si nota molto, soprattutto nelle scene ambientate su pianeti completamente alieni, dove tutto è acceso ed esplosivo, con pochissime ombre.
«Sì, per me è fondamentale che il lettore riesca sempre a leggere bene la scena, senza perdersi. Ho cercato una via di mezzo tra chiarezza visiva e adesione alla carica dinamica delle tavole di Ryan. Per questo sono andata su colori più carichi. Se pensi a Invincible, per esempio, la palette è molto semplice. Non dovevo replicarne lo stile, ma ho preso quella base e l’ho resa più violenta nelle scelte cromatiche. E poi, lo ammetto, non credo di aver mai colorato così tanto sangue in vita mia.»
A proposito di sangue: presumo il rosso è diventato uno dei tuoi colori preferiti..?
«[ride n.d.r.] In realtà no. Anzi, all’inizio c’è stato un momento di aggiustamento. Quando siamo arrivati più o meno alla fine del numero tre, quando Battle Beast impugna per la prima volta quella che poi diventerà la sua spada, abbiamo dovuto rivedere alcune scelte. Robert aveva scelto un colore per quello che sarebbe diventato l’artiglio e poi la spada, ma io inizialmente non sapevo che avrebbe avuto quel ruolo. Avevo quindi colorato il sangue di alcune razze aliene con un colore diverso dal rosso. Quando ci siamo resi conto che quel colore cozzava con quello della spada, abbiamo dovuto fare delle prove e ricalibrare tutto per trovare il giusto equilibrio. È normale: i progetti evolvono, si parte in un modo e poi le cose cambiano strada facendo.»
Quindi il colore del sangue varia a seconda delle razze?
«Esatto. Può essere verde, rosso, o altro, dipende dalla razza. Per ora non ho sperimentato molto altro, ma vedremo cosa succederà nei prossimi numeri.»
Avete fatto una pausa nella pubblicazione di Battle Beast. A che punto siete con la serie?
«Io ho finito fino al numero otto, Ryan sta lavorando al nove e poi riprenderò io. La pausa serve anche per permettere alla serie di accumulare un po’ di numeri, visto che siamo tutti impegnati su altri progetti.»
Collaborare con Kirkman e altri giganti del settore
Con Robert, in generale, c’è molta fiducia.
Come Skinbreaker, su cui lavori sempre con Robert e David Finch?
«Esatto. Skin Breaker è praticamente finito: stiamo rivedendo alcune cose, lavorando sulle cover e aggiungendo qualche pagina extra. Spero che entro dicembre riusciremo a chiudere tutto.»
Tavola tratta da Skinbreaker #1
Prima hai citato Oblivion Song, che personalmente considero un lavoro straordinario e forse sottovalutato. È una storia molto più intima e malinconica rispetto a Battle Beast. Come hai trovato il giusto equilibrio cromatico per trasmettere quel tipo di emozioni?
«Su Oblivion Song l’approccio è stato diverso. Lo stile di base è sempre il mio, ma ho differenziato molto il mondo alieno da quello terrestre. Nel mondo alieno ho usato colori più forti e contrasti più marcati, perché spesso lì avvengono scene d’azione. Sulla Terra, invece, la storia è più intima: dialoghi, momenti riflessivi, interazioni umane. Ho scelto colori più “terrestri”, più umani. Ho anche lavorato molto associando i toni alle emozioni dei personaggi: blu e viola per momenti tristi o malinconici, luci più contrastate per rabbia o rivelazioni. In tutto questo mi ha aiutato moltissimo il lavoro di Lorenzo De Felici: la sua inchiostrazione suggeriva già molto in termini di illuminazione e atmosfera, dandoci un ottimo punto di partenza.»
Oblivion Song vol. 1
Hai lavorato con Robert Kirkman su diversi progetti. Quanto spazio ti viene lasciato per sperimentare come colorista?
«Dipende dal progetto. Con Robert, in generale, c’è molta fiducia. Se qualcosa non lo convince, magari interviene su un colore specifico, ma per il resto lascia molta libertà. Su Oblivion Song, per esempio, abbiamo scelto insieme i colori del mondo alieno partendo da diverse prove. Su Battle Beast, invece, lavoro in modo più diretto: se c’è qualcosa che Ryan o Robert immaginano diversamente, me lo dicono, ma parto molto libera. Su altri progetti, invece, può essere richiesto uno stile diverso dal mio solito, e questo è stimolante perché ti costringe a uscire dalla comfort zone.»
Negli anni hai collaborato con artisti di altissimo livello. Cosa hai imparato lavorando con loro?
«Ogni artista ha un approccio diverso. Con Lorenzo, che è anche colorista, c’era un confronto continuo. Ryan lascia molta libertà, ma ha idee molto precise quando qualcosa è importante per lui. Con David Finch, invece, è stato necessario trovare un equilibrio: i suoi disegni sono estremamente dettagliati e il rischio è rendere la tavola difficile da leggere. Il colore, in questi casi, deve aiutare a sintetizzare e guidare l’occhio del lettore.»
Il dietro le quinte della colorazione digitale
Passiamo a una domanda più tecnica: quali strumenti utilizzi nel tuo lavoro quotidiano?
«Lavoro esclusivamente con Photoshop. Per quanto riguarda la resa in stampa, dipende molto dal progetto e dal tipo di inchiostrazione. Cerco di calibrare monitor e tavoletta in modo che il risultato finale su carta sia il più vicino possibile a quello che vedo a schermo. Su Skinbreaker, per esempio, la stampa tendeva a scurire molto i colori a causa dell’inchiostrazione, quindi ho dovuto lavorare con tinte più chiare del normale.»
Intelligenza artificiale e il futuro del fumetto
.. il rischio più grande è quello di diventare pigri e di perdere creatività. Questo è ciò che mi spaventa di più.
Non posso non chiederti un parere sull’intelligenza artificiale applicata al fumetto…
«Sono piuttosto boomer su questo tema. Per me non dovrebbe essere usata, né come aiuto né come sostituzione. Capisco che ormai esista e che sia difficile fermarla, ma il rischio più grande è quello di diventare pigri e di perdere creatività. Insegno anche in una scuola di fumetto e vedo ragazzi scoraggiati che si chiedono perché studiare, se tanto l’AI può fare tutto. Questo è ciò che mi spaventa di più.»
Passioni e vita fuori dal lavoro
Chiudiamo con una domanda più personale: quali sono le tue passioni fuori dal lavoro?
«Fumetti, libri, serie TV, film, manga. Gioco a D&D con un gruppo di amici disegnatori, ed è bellissimo perché spesso disegnano le scene della campagna mentre giochiamo. E poi cerco di stare all’aria aperta: passeggiate, escursioni, soprattutto con la mia cagnolina Penny Lane, che prende il nome da una canzone dei Beatles, una delle mie band preferite.»
Grazie davvero per il tempo che ci hai dedicato.
«Grazie a voi!»
Ricordiamo ai lettori che alcuni dei titoli menzionati nell’intervista – Invincible Universe: Battle Beast, Oblivion Song – sono disponibili sul sito Saldapress oppure nella vostra fumetteria di fiducia!