Chainsaw Man – La storia di Reze è il sequel diretto della prima stagione dell’anime di Chainsaw Man uscito su Crunchyroll nel 2023.
Il lungometraggio, distribuito in Italia da Eagle Pictures, adatta l’intero arco narrativo di Reze, dal capitolo 40 al 52 del manga.

Probabilmente, chi è interessato al film ha già visto i 12 episodi usciti finora o, quantomeno, ha letto il manga di Tatsuki Fujimoto. Ma nel caso qualcuno ne avesse bisogno, ecco un piccolo riassunto.
Come tutto ebbe inizio
Denji è un orfano, non ha amici né una casa in cui vivere. Fin da piccolo è costretto a lavorare per la Yakuza per ripagare il debito che suo padre, morto suicida, ha lasciato nei loro confronti. È palese che questa non è la vita di un normale adolescente e, forse, non è nemmeno una vita degna d’essere vissuta. Fortunatamente, sulla sua strada incontra Pochita, un piccolo diavolo amichevole, carino e tondeggiante, ma con una pericolosa motosega sulla testa.
Per sopravvivere vende parti del proprio corpo ma, non essendo un’attività particolarmente sostenibile, sceglie successivamente di diventare un cacciatore di diavoli. È una vita logorante, ma ciò che lo separa dal farla finita è la speranza di poter realizzare i suoi sogni: fare colazione con pane e marmellata, uscire con una ragazza, abbracciarla. Cose semplici, banali, ma per lui di grande importanza.
Purtroppo, la fortuna continua a non essere dalla sua parte perché durante uno scontro col Diavolo Zombie, Denji perde la vita e Pochita resta gravemente ferito. Per evitare il peggio, il diavoletto sceglie di stringere un contratto con l’amico: gli donerà il suo cuore a patto che cerchi di realizzare i sogni di cui tanto hanno parlato.
Denji, diventato ora un ibrido tra un umano e un diavolo, ha finalmente la possibilità, collaborando col governo, di vivere una vita normale. La strada per la felicità, però, è ancora molto lontana.

Cambiare idea
Qualche anno fa, Chainsaw Man era il manga del momento, tutti ne parlavano e tutti lo elogiavano. Le mie aspettative erano, quindi, molto alte e, a causa di ciò, forse, rimasi deluso: la storia non mi aveva coinvolto particolarmente e i disegni mi sembravano scadenti e respingenti. Ciò che mi aveva colpito fin dalla prima lettura, però, era stata la grande fantasia del character design dei diavoli e dei loro poteri e l’impostazione cinematografica delle tavole che dava comunque grande fluidità e freschezza alla lettura.
Leggendo, poi, i primi undici volumi una seconda e una terza volta ho capito di aver giudicato l’opera frettolosamente. Ho apprezzato maggiormente la narrazione e sono riuscito ad entrare più in sintonia con i protagonisti. Anche il disegno, estremamente minuzioso nei dettagli ma sintetico nella rappresentazione degli esseri umani, ha acquisito, ai miei occhi, grande importanza ed efficacia.

Dal manga al grande schermo
Ma si sa, non tutto ciò che funziona tra le pagine dei tankōbon, funziona a schermo. L’anime, purtroppo, non è riuscito minimamente a restituire le atmosfere orrorifiche e malinconiche che la controparte cartacea trasmette.
Questa volta, però, Studio MAPPA non ha sbagliato! L’idea di puntare su un unico film invece di disperdere il budget su diversi episodi ha ripagato alla grande. La regia dei combattimenti e quella di vita quotidiana di Tatsuya Yoshihara (già regista di alcuni episodi della serie tv) è ispiratissima e le animazioni scorrono fluide e naturali, non sfigurando rispetto ad altri prodotti animati, hollywoodiani e non. Grande risalto ha la scelta cromatica delle inquadrature: sequenze con colori pastello, calde e rilassanti, si alternano a momenti caratterizzati da colori accesi e brillanti incarnando perfettamente la duplice anima di Chainsaw Man e dei suoi protagonisti.
A mettere la ciliegina sulla torta del comparto tecnico è la caleidoscopica e frenetica opening cantata da Kenshi Yonezu, Iris Out, che non riesco a smettere di ascoltare.

“Iris Out” – Kenshi Yonezu
Problemi di cuore
“A me piacciono le persone a cui piaccio” dice Denji a Reze.
È la frase cardine del film e ne rappresenta l’essenza stessa. È detta spontaneamente, senza pensarci troppo, da parte di una persona che per molto tempo è stata da sola e ha paura di tornare ad esserlo.
Se c’è una persona che a Denji piace, però, quella è sicuramente Makima. E lui, ovviamente, pensa di piacerle, o quantomeno di essere interessante ai suoi occhi. Il nostro ragazzo dal cuore di motosega vede nell’algida donna dai capelli color lampone la persona che può realizzare i suoi sogni, quelli per cui Pochita ha donato la sua vita. Potete immaginare la gioia quando, nelle fasi iniziali della pellicola, i due escono insieme per un appuntamento, da soli. Passano un’intera giornata al cinema, guardando film su film; probabilmente non è quello che Denji si aspettava, ma lo sta facendo con Makima e quindi va bene lo stesso.
Uno dei suoi più grandi desideri si è appena realizzato.
Nessun film, però, sembra essere di loro gradimento: lui è spaesato e lei è impassibile come sempre. È l’ultimo lungometraggio a toccare le corde giuste: entrambi scoppiano a piangere, restando colpiti dalla delicatezza delle immagini appena viste. Denji, che continuava ad avere dubbi sul possedere o meno un cuore vero, viene quindi rassicurato da Makima, regalandogli uno dei momenti più belli della sua vita.

Detta così, sembrerebbe una banale storia d’amore tra ragazzi; nulla di più sbagliato. Quello di Denji nei confronti di Makima non è amore, o comunque non è l’amore come lo intendiamo noi. È più l’esternazione del desiderio di essere importante per qualcuno, di appartenere a qualcuno. Makima, dal canto suo, è veramente interessata a Denji, ma forse non come lui pensa…
Sensualità esplosiva
A concludere il “triangolo amoroso” di questa storia c’è Reze. Ma chi è? È una ragazza affabile, dolce, gentile ed estroversa. Arriva come un fulmine a ciel sereno nella strampalata e confusionaria vita del nostro uomo-motosega e fa breccia nel suo cuore e nel nostro. Dotata di sensualità magnetica e travolgente, riesce in poche ore ad estromettere completamente Makima dalla testa di Denji, come se il giorno prima non fosse accaduto nulla.
La complicità, la gioia e la tensione erotica tra di loro è palpabile.

Proprio quando il film sembra improvvisamente diventare una rom-com sdolcinata, con un lieto fine imprevisto, veniamo riportati alla cruda realtà.
Reze, purtroppo, è un diavolo, il Diavolo Bomba: tutto l’interesse mostrato nei confronti di Denji non era altro che una montatura per arrivare al suo cuore, non per amore, ma per possedere il potere del Diavolo Motosega. Denji, però, quasi non curante di tutto il sangue versato durante il loro scontro, per paura di perdere la persona che per lui ora rappresenta tutto, le chiede di fuggire insieme. Lei perentoriamente rifiuta, ma il dubbio che quell’atteggiamento gentile e interessato non fosse tutta una recita, resta.
Proprio mentre questo dubbio sembra diventare una certezza, la dea bendata mette di nuovo i bastoni fra le ruote al nostro protagonista. Makima, rivelando la sua vera natura, uccide Reze: Denji è suo, il Diavolo Motosega è suo, è sotto il suo controllo.
Un altro tradimento, un altro momento di solitudine, altro dolore.

Uno sguardo al futuro
100 minuti di grande cinema d’intrattenimento, che riesce a mantenere sempre alta l’attenzione dello spettatore con dialoghi coinvolgenti e combattimenti crudi ed esagerati, coreografati limpidamente.
Se con la prima stagione avevamo a malapena scalfito la punta dell’iceberg, con questo film entriamo maggiormente nel vivo del racconto.
Denji continuerà ad essere il cuore della vicenda ma anche personaggi, che qui hanno ricoperto ruoli minori, come Aki o Kishibe, nel prosieguo della storia, saranno fondamentali e la loro presenza sarà sempre più gradita man mano che la discesa agl’inferi sarà più estenuante.
Non resta che aspettare e sperare che la produzione continui su questa linea, rendendo giustizia ad uno degli Universi più interessanti degl’ultimi anni.
In attesa di una nuova stagione o, più probabilmente, di un nuovo film, realizzate i vostri sogni, prima che sia troppo tardi!
