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Iban Coello, l’artista Marvel che strizza l’occhio a manga e picchiaduro

Abbiamo intervistato Iban Coello, artista catalano in forza a Marvel, disegnatore di Venom, Dark Ages, Fantastici 4 e dell’ultimo lavoro di Jonathan Hickman, Imperial

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Da qualche anno a questa parte la Spagna è patria di alcuni dei talenti più cristallini che si stanno facendo strada nel mondo dei comics. Tra questi spicca Iban Coello, artista catalano dal tratto elegante, limpido e dinamico.

Un disegnatore che matura il suo stile assimilando quanto possibile dai maestri d’arte orientale come il mangaka Akira Toriyama e la sua intramontabile opera Dragon Ball, ma che riesce a cogliere quanto più possibile anche dai videogiochi. E chi conosce il tratto di Iban non può non ritrovare nei suoi disegni ‘qualcosa’ dei titoli Capcom, ad esempio.

Ma nonostante un debole per arte e artisti orientali, Iban Coello è diventato un importante disegnatore Marvel, tanto da essere selezionato insieme a Federico Vicentini da Jonathan Hickman, il più grande sceneggiatore in forza attualmente alla Casa delle Idee, per prestare la sua arte all’ultima fatica fantascientifica del deus ex machina dell’Ultimate Universe: Imperial.

La saga cosmica Marvel, arriverà a giorni in Italia e Iban ha concesso a PopCorNerd un po’ del suo tempo per poter fare quattro chiacchere sul suo percorso da artista, rivelandoci alcuni interessanti aneddoti su alcuni lavori a cui ha preso parte. Ecco a voi Iban Coello!


Iban Coello si racconta: dall’amore per Dragon Ball sino alle guerre cosmiche di Imperial

PCN – Mi piacerebbe iniziare l’intervista chiedendoti come è nato il tuo stile.
Hai un tratto pulito e dinamico, e riguardando alcuni dei tuoi primi lavori ho notato somiglianze con autori degli anni ’90 come Joe Madureira o Jeff Matsuda. Ma, da quanto ho letto in alcune tue dichiarazioni, hai trovato ispirazione anche nell’arte orientale e in alcuni grandi mangaka.
Quindi, quali artisti ti hanno davvero ispirato all’inizio della tua carriera?

Iban Coello: Allora… le mie ispirazioni iniziali sono sempre state piuttosto chiare. Credo che, soprattutto, sia stato molto influenzato da Dragon Ball e dall’opera di Akira Toriyama.

Il Majin Vegeta di Iban Coello, omaggio ad Akira Toriyama

Ma anche il fatto di essere stato un videogiocatore fin da piccolo, specialmente nelle sale giochi, mi ha influenzato molto. Mi ha colpito tantissimo tutta la parte artistica dei videogiochi, soprattutto quelli della Capcom e SNK.

Artisti come Shinkiro e Bengus mi hanno influenzato e mi hanno aiutato a godermi ancora di più quello che faccio.
È qualcosa che cerco di portare ogni giorno nel mio lavoro, insieme alle influenze che ho dal fumetto americano, europeo e giapponese.

PCN – Il tuo tratto pulito è legato a uno dei personaggi più “sporchi” e viscerali dell’universo Marvel: Venom. Con uno stile fluido come il tuo, ti è stato facile adattarti a un personaggio così intenso?

Iban Coello: Devi capire che disegno Venom e Spider-Man da quando ero piccolissimo. Li disegnavo sui bordi dei quaderni a scuola e li ho disegnati un’infinità di volte.
L’unica cosa che ho dovuto fare è stata adattarmi un po’ al tipo di disegnatore che sono ora, con altre influenze. Le basi le avevo già: il “programma per disegnare Spider-Man” era già installato [risata n.d.r.], ho solo continuato a perfezionarlo col tempo.

PCN – Su Venom hai lavorato prima con Donny Cates e poi con Al Ewing, due sceneggiatori straordinari. Come artista, quali differenze hai notato tra il Venom di Cates e quello di Ewing?

Iban Coello: Penso che la differenza principale sia che Donny Cates punti di più sull’emotività. È più concentrato sulla storia e sui concetti che vuole raccontare, che sono incredibili, ma ciò che lo muove davvero è l’emozione.

Al Ewing, invece, è più tecnico e riflessivo; anche quando parla di lavoro, lo fa in modo più tranquillo e razionale.
Entrambi sono persone adorabili e molto gentili, ma la differenza tra loro, dal mio punto di vista, è quella: uno è più emotivo, l’altro più cerebrale.

PCN – Ultimamente hai pubblicato su Instagram un’immagine con una copertina da te disegnata del Venom di Cates.

Iban Coello: Sì, credo che fosse l’ultima copertina che ho fatto per lui: quella con Venom che cammina verso l’oscurità. [Venom vol. 4 #34 n.d.r.]

Cover di Venom vol. 4 #34

PCN – Ti sei divertito a lavorare su Venom War?

Iban Coello: Sì, molto. Quando lavoravo su Venom ero molto giovane e non mi ero ancora completamente adattato a ciò che volevo disegnare; forse non avevo abbastanza sicurezza e mi concentravo più sul finire il lavoro che sul divertirmi, perché volevo essere professionale.

Ora, con l’età e con più tempo per esercitarmi ed esplorare, mi godo molto di più ciò che faccio. Quando ho lavorato su Venom War, avevo un maggiore controllo su ciò che disegnavo e me lo sono davvero goduto. È stato molto divertente.

PCN – Dopo un personaggio oscuro, sei passato a un’era oscura: Dark Ages. Insieme a Tom Taylor hai creato questo What if che ti ha dato molta libertà creativa, trattandosi di un universo non canonico. Anche se hai usato personaggi Marvel, hai potuto reinterpretarli a modo tuo.
Com’è stato costruire un mondo da zero? Hai potuto scegliere tu stesso alcuni personaggi della storia?

Iban Coello: No, no è stato Tom ad avere l’idea iniziale su quali personaggi utilizzare, che poi io ho sviluppato e reinterpretato. Diciamo che, per i personaggi principali, avevo già un’idea più o meno chiara della direzione della storia e di alcuni concetti di design.

Per esempio Iron Man: sapevo che doveva avere uno stile steampunk. Così ho proposto delle idee, e oltre ai personaggi che disegnavo direttamente io, Tom aveva fornito alcune linee guida, soprattutto per Iron Man. Lui aveva le idee molto chiare, ma ho cercato di aggiungere un tocco personale.

Lo Steampunk Iron Man di Iban Coello per Dark Ages

Ad esempio, gli dissi che la gente in quel nuovo mondo non avrebbe smesso di indossare i vestiti che portava prima. Nel caso di Iron Man, ha molte armature, quindi sarebbe stato poco realistico costruirne una nuova da zero senza risorse né macchinari.

Ho pensato che avrebbe potuto riutilizzare le sue vecchie armature e adattarle per creare quella versione steampunk che volevamo, invece di costruirne una completamente nuova.
Se guardi bene, infatti, si tratta di pezzi di altre armature, come la Extremis o altre più recenti che ho integrato.

L’idea era che Tony, con un martello e attrezzi normali, modificasse quei pezzi fino a renderli funzionali.
C’era un pizzico di fantasia, certo, ma questo era lo spirito dei design.

La stessa cosa per gli altri personaggi: ad esempio Johnny Storm indossa una tuta ignifuga che sembra quasi quella di un astronauta. Mi sono ispirato molto a The Fury, un personaggio di Metal Gear Solid 3.
Perché? Perché avevo cercato molte tute ignifughe dei vigili del fuoco, poi ho adattato il concetto per il costume di Johnny.

La mia idea era che, non avendo più la tecnologia per creare i costumi speciali dei Fantastici Quattro, una volta deteriorati non avrebbero potuto rimpiazzarli.
Ho cercato di adattare l’abbigliamento di ciascuno: per esempio, quello di Reed Richards è da avventuriero-scienziato, con tasche per strumenti e gadget, perché i Fantastici Quattro sono sempre legati all’esplorazione.

Con Johnny Storm, invece, c’era un problema: ogni volta che prende fuoco, brucia il costume. Allora ho pensato a The Fury, che è sempre in fiamme ma la tuta resiste.

Ho cercato riferimenti di tute reali, guardato video e documentazione per capire come funzionano e poi ho adattato tutto per creare un design unico.

È per questo che il costume è così com’è. Peccato per quello che accade nel fumetto… è una storia interessante sul viaggio originale di Johnny Storm in Dark Ages.

PCN – Con Fantastic Four di Ryan North hai contribuito a rinnovare la “prima famiglia” Marvel. Nei primi numeri, ogni albo si concentrava su un membro del gruppo, dandoti la possibilità di lavorare su ognuno dei F4 separatamente.
Con chi ti sei trovato più a tuo agio e con quale hai avuto più difficoltà?

Iban Coello: Quello con cui mi sono divertito di più è stato Reed Richards. Disegnarlo è stato un po’ come lavorare su Venom: potevo allungarlo, giocare con la texture elastica e viscosa, usare alcuni trucchi simili.

Mi sono divertito molto anche con Johnny Storm: volevano che fosse diverso, non la classica Torcia Umana in fiamme. Mi chiesero di farlo sembrare una persona realmente avvolta dal fuoco. Per questo il suo design è così scuro: quando Johnny brucia, è quasi una silhouette nera circondata dalle fiamme.
Ho guardato molte immagini e video, non di persone in fiamme, ovviamente! [risata n.d.r.] ma di oggetti, e ho notato che resta sempre una macchia nera al centro del fuoco. Così ho cercato un modo per rappresentarlo.

Il personaggio con cui mi sono trovato meno a mio agio, invece, è stata La Cosa, perché volevo disegnarlo in modo diverso, ma le indicazioni iniziali erano molto classiche, distanti dalla mia idea. Io volevo farlo più imponente, più moderno, con un corpo più massiccio.

Alla fine abbiamo trovato un compromesso, ma mi è costato un po’ adattarmi. Inoltre, l’inizio su Fantastic Four è coincisa con la gravidanza di mia moglie. È stato un periodo complicato: ho disegnato molte pagine dall’ospedale.
Tra quello e la nascita di mio figlio, è stato un momento difficile. Disegnavo quasi in modalità automatica, solo per finire in tempo e poter stare anche con la mia famiglia.

PCN – Domanda molto importante: quel Johnny Storm con i baffi è stata una tua idea o di Ryan North?

Iban Coello: In realtà è stata un’idea di Ryan. Nel copione era scritto che Johnny doveva avere i baffi, ma io avevo capito male che tipo di baffi intendesse! Ho disegnato quelli che si vedono nelle pagine e a Ryan sono piaciuti subito.
Non se lo aspettava, e nemmeno io. È stato un malinteso, ma ci è piaciuto e l’abbiamo lasciato così.

Gli improbabili baffi di Johnny Storm!

PCN – Di recente ho letto una storia dei Fantastici Quattro di Mark Waid e Mike Wieringo [Fantastic Four #511 ristampato su Marvel Masterseries – Fantastici Quattro di Mark Waid e Mike Wieringo #2 n.d.r.] in cui i personaggi incontrano Jack Kirby, e nel disegno che Kirby fa come regalo al quartetto, Johnny Storm ha i baffi.

Iban Coello: Non lo sapevo! Probabilmente Ryan ha voluto rendere omaggio a quell’epoca.

PCN –  Parliamo del tuo ultimo lavoro: Imperial. Una saga di fantascienza orchestrata dall’“architetto” dell’universo Marvel, Jonathan Hickman. Io la definisco il Game of Thrones spaziale della Marvel. Sei d’accordo con questa descrizione?

Iban Coello: Sì, totalmente. C’è un po’ di tutto: cospirazioni, segreti, tradimenti, personaggi che muoiono… sì, credo che fosse proprio quella l’idea. Anche se manca ancora l’ultimo numero.

PCN –  Negli Stati Uniti non è ancora uscito, giusto?

Iban Coello: No, credo che esca tra fine ottobre e inizio novembre. [Imperial #4 è uscito a novembre negli USA. Da noi il #1 numero italiano arriverà il 18 dicembre! n.d.r.]

PCN –  In Imperial condividi la parte grafica con Federico Vicentini. Com’è stato lavorare insieme a un altro artista sulla stessa sceneggiatura?

Iban Coello: Mi sono trovato davvero bene. Federico è un tipo fantastico, molto comunicativo. A volte ci scriviamo su WhatsApp per coordinarci. I nostri stili sono diversi, ma si completano perfettamente. È un artista incredibile e credo che il risultato finale sia molto equilibrato. È stata un’esperienza molto positiva.

PCN –  Sì, i vostri stili sono diversi ma si combinano perfettamente. È stato difficile creare o ridisegnare i nuovi personaggi e i costumi della saga?

Iban Coello: Sì, parecchio. C’è stato tantissimo lavoro di design. Io e Federico ci siamo divisi i personaggi, ciascuno si occupava di alcuni, poi ci coordinavamo per mantenere coerenza visiva. Anche l’editor ci ha aiutato molto a dare unità al tutto.
Ho cercato moltissimi riferimenti, anche da Planet Hulk, sia online che nei fumetti. È stato un processo lungo e impegnativo, oltre al normale lavoro di disegno.

Design dell’Hulk che vedremo in Imperial

PCN –  Alcuni personaggi, come Hulk, vivono situazioni molto diverse in Imperial rispetto alle loro serie principali. I lettori dovrebbero aspettarsi una spiegazione?

Iban Coello: Non posso dire molto, perché non sto leggendo la serie regolare di Hulk. Ho letto solo i primi numeri dell’arco di Phillip Kennedy Johnson.
So che dovevo disegnare Bruce Banner con i capelli lunghi, seguendo le references, ma non so esattamente quanto differisca. Non so se Jonathan e Phillip si siano coordinati o se abbiano seguito strade separate.

PCN –  Hai lavorato principalmente per Marvel, giusto?

Iban Coello: Sì, anche se ho lavorato anche per Dark Horse e DC: ho fatto alcuni numeri singoli. Ho partecipato a Superboy dei New 52, ho disegnato qualcosa su Injustice e Justice League. Non ricordo esattamente però… è passato parecchio tempo.

Superboy by Iban Coello

PCN –  Se tornassi a lavorare per DC, su quale personaggio ti piacerebbe lavorare? Non vale dire Batman, che lo dicono tutti gli artisti!

Iban Coello: [risata n.d.r.] No, no, Batman no. Ci ho provato, ma non ci troviamo. Non riesco a disegnarlo bene.
Penso che sceglierei Superman.

Per me, Superman è la cosa più vicina a Dragon Ball che potrei disegnare nel fumetto americano. In fondo, Goku è una versione di Superman. Le battaglie, i raggi, la gente che vola… è tutto molto “Superman”. Solo che lui ha un messaggio più positivo e meno violento. Quindi sì, direi Superman.

PCN – Ultima domanda. Visto che hai terminato Imperial, nei tuoi prossimi progetti, resterai nello spazio profondo dell’universo Marvel, tornerai a qualche serie “aracnide” o magari… ti unirai ai mutanti, visto che ho la sensazione che ti piacciano molto?

Iban Coello: [risata n.d.r.] Non posso ancora parlarne finché non verrà annunciato ufficialmente, ma posso assicurarti che mi divertirò moltissimo.

PCN – Perfetto. Speriamo di rivederti presto allora. Grazie mille per il tuo tempo, Iban!
Iban Coello: Grazie a te!


Iban Coello: biografia

Dopo aver esordito su Star Wars (Dark Horse) Iban Coello, ha disegnato Superboy, Batman Beyond e Justice League Beyond per DC Comics prima di firmare un contratto in esclusiva per la Marvel dove ha associato il suo nome a Venom disegnando la serie regolare del simbionte e gli eventi Venomverse e Venom War, senza dimenticare Dark Ages e il suo preziosissimo lavoro su Fantastic Four con Ryan North.
L’ultimo lavoro è la miniserie cosmica Imperial su testi di Jonathan Hickman, terminata negli U.S.A. ma in arrivo a breve in Italia grazie a Panini Comics.

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Anyman vol. 1: Mirage porta in Italia il DeMultiverse di J.M. DeMatteis

Oggi parliamo di Anyman vol. 1 di J.M. DeMatteis, primo tassello del DeMultiverse che arriva finalmente in Italia grazie a Mirage Comics, dove il concetto del supereroe viene ribaltato dall’autore de L’Ultima caccia di Kraven

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Il fumetto supereroistico è stato analizzato in tutte le sue sfaccettature nel corso degli anni: dalla Golden Age e dagli eroi senza macchia, fino ai superumani tormentati degli anni ’80 e, più di recente, alle figure dell’antieroe o del supereroe che utilizza i propri poteri in modo dissennato e tutt’altro che eroico (qualcuno ha detto The Boys?).

Diversi scrittori si sono avvicendati al timone delle più grandi serie e alcuni hanno persino creato le loro personali versioni in opere creator-owned, concentrandosi chi più sul lato super e chi invece su quello psicologico.

E poi ci sono i grandissimi autori che riescono a bilanciare entrambi gli aspetti. Tra questi figura J.M. DeMatteis (L’Ultima Caccia di Kraven, JLI, Moonshadow, Spider-Man: Il bambino dentro), sceneggiatore che ha prestato la sua penna ai più grandi supereroi di DC e Marvel, ma che negli ultimi anni si è concentrato su un progetto personale chiamato DeMultiverse, pubblicato sotto l’etichetta statunitense Spellbound Comics.

All’interno di questo “multiverso dematteisiano” troviamo un’opera supereroistica intitolata Anyman, scritta dall’autore italo-americano e disegnata da David Baldeón, arrivata in Italia grazie a Mirage Comics, con un primo volume disponibile arricchito da una cover di Darick Robertson.

Prima di analizzare questo interessantissimo fumetto, che può essere definito la summa del pensiero di DeMatteis sulla sua esperienza nei comics supereroistici, è giusto spendere due parole sul DeMultiverse e su cosa sia.

DeMultiverse: 4 titoli, 4 storie diverse, un unico grande autore

Il Demultiverse è l’universo narrativo creato da J.M. DeMatteis, composto da quattro miniserie, ognuna ambientata in una realtà diversa ma legata alle altre da temi comuni: spiritualità, identità, destino e la natura stessa della narrazione. L’idea nasce dal desiderio di DeMatteis di esplorare mondi originali, non vincolati ai personaggi Marvel o DC, recuperando atmosfere e suggestioni che hanno sempre fatto parte del suo stile più personale, tra il mistico e l’intimista.

Le quattro opere che compongono il Demultiverse, Wisdom, Layla in the Lands of AfterGodsend e, appunto, Anyman. La forza di questo progetto è che le serie funzionano come storie autonome, ognuna con tono, genere e immaginario differenti, ma che tuttavia, sotto la superficie, condividono personaggi-chiave, concetti ricorrenti e una struttura che lascia intuire un disegno più ampio.

Il Demultiverse non è un crossover tradizionale, ma un ecosistema narrativo in cui ogni serie aggiunge un tassello a un mosaico più grande. È l’ambizione di DeMatteis di costruire un suo “multiverso personale”, unendo nuove mitologie e la poetica introspettiva che ha sempre caratterizzato la sua carriera.

Questo progetto è rimasto sino ad oggi inedito in Italia. Ora con Mirage Comics un ‘primo tassello’ arriva nel nostro paese ed è proprio Anyman.

Di cosa parla Anyman?

Direttamente dal sito della Mirage Comics, ecco la sinossi di Anyman  vol. 1:

Un eroe proveniente da un passato remoto è apparso per salvare un mondo in crisi. Per oltre cinquanta anni Anyman è stato il simbolo di ciò che l’umanità ha di più nobile. Ma ogni leggenda nasconde un segreto… e tutto ciò che sappiamo di lui potrebbe essere una menzogna. Chi è davvero Anyman? O meglio: chi sono gli Anyman? Quale oscuro progetto si cela dietro la sua esistenza? E chi è la creatura che minaccia di distruggere tutto? Tra verità dimenticate, pericolosi segreti e una battaglia che scuote i confini del tempo, Anyman riscrive il mito dell’eroe… mostrandone il volto più inatteso e terribile.

Anyman è l’eroe arrivato dal passato per proteggere l’umanità: è ciò che emerge nelle primissime pagine del volume, in cui DeMatteis introduce una backstory didascalica sul protagonista, chiara e immediata.

Ma dietro la sua figura si nasconde qualcosa di più oscuro e inatteso. Pagina dopo pagina, la trama si fa più limpida e quella che sembrava una convenzionale storia supereroistica si trasforma in un racconto drammatico e stratificato, rivelando il segreto e i personaggi chiave dietro il più grande eroe del pianeta: Anyman è frutto di un esperimento e dopo un anno l’ospite che veste i panni dell’eroe muore, per lasciare spazio al suo successore.

Grande merito va alla classe di DeMatteis, da sempre capace di prendere i supereroi, decostruirli, metterli in condizioni emotivamente e psicologicamente complicate e mostrarne il lato più intimo.

Anyman non è da meno: i vari “Anyman” che si susseguono nel tempo condividono lo stesso volto, ma possiedono personalità diverse, e ciò si riflette profondamente sull’evoluzione della trama e dei personaggi.

In particolare, DeMatteis dimostra ancora una volta la sua abilità nel creare figure dalla forte caratterizzazione psicologica, capaci di evolvere costantemente. E se il protagonista è (sono?) Anyman, è impossibile non citare la dott.ssa Ajeeta Natu, figura chiave del primo volume: inizialmente personaggio secondario, devota al padre (lo scienziato Jihan Natu) e al progetto Vishnu, cresce pagina dopo pagina fino a diventare il fulcro della storia, arrivando quasi a oscurare Anyman nelle pagini finali del vol. 1.

DeMatteis omaggia il fumetto super, ripercorrendo la sua carriera

Ciò che emerge dalla lettura di Anyman è l’immenso amore di DeMatteis per il fumetto supereroistico, un genere che lo ha visto impegnato per decenni nella scrittura di alcune delle storie più iconiche dei personaggi chiave delle major.

Libero dai “paletti” imposti da figure con una lunga storia editoriale, DeMatteis dà qui libero sfogo alla fantasia, realizzando un’opera che racchiude gran parte della sua poetica sul genere.

Chi conosce l’autore noterà una certa somiglianza tra il progetto Vishnu e quello del dottor Miles Warren (alias Lo Sciacallo) legato alla Saga del Clone di Spider-Man, in particolare nella figura di Kaine, clone tormentato e complesso cui DeMatteis è sempre stato molto legato. Non sorprende, quindi, ritrovare echi di quelle dinamiche in personaggi come Costas Drakos.

Una summa, un trattato, quasi un saggio a fumetti sul genere: con Anyman, DeMatteis rende omaggio ai comics cercando di coglierne gli aspetti migliori e proiettarli all’interno della sua opera più personale.

Baldeón porta un tratto classico e dinamico all’interno di Anyman

Il comparto artistico di Anyman è affidato a David Baldeón, artista spagnolo dal tratto accademico e classico che si sposa molto bene con la storia raccontata nel volume. Baldeón dà il meglio di sé nelle scene d’azione, più che in quelle basate principalmente sul dialogo. È infatti durante i combattimenti che l’artista appare davvero ispirato, grazie a inquadrature quasi cinematografiche e a duelli fluidi e dinamici. Personalmente non conoscevo l’artista, ma ritengo che abbia offerto una buona prova nelle due storie che compongono il volume primo di Anyman.

Perchè leggere Anyman?

Anyman è una lettura interessante che propone un punto di vista diverso sul concetto di supereroe, ma senza dubbio il motivo principale per affrontarla è chi la scrive.

J.M. DeMatteis è uno sceneggiatore che sa il fatto suo, con un’enorme esperienza e con nel suo DNA storie coinvolgenti e popolate da personaggi dalla forte personalità.

A pubblicarlo è Mirage Comics, una casa editrice che sta selezionando con cura proposte editoriali internazionali di alto profilo, inspiegabilmente mai arrivate prima in Italia. Finora Mirage ha sbagliato davvero poco, grazie a una scelta oculata di titoli presentati in cartonati dal buon compromesso qualità/prezzo.

E poi… quel cliffhanger finale. Una spinta in più per continuare la lettura e attendere il secondo volume di Anyman!


VOTO POPCORNERD: 7/10

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Rafa Sandoval, l’artista che ha rinnovato Superman rendendolo… Assoluto

Durante la Milan Games Week abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Rafa Sandoval, apprezzato artista spagnolo e attuale disegnatore di Absolute Superman

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Immaginate di essere uno dei talenti della DC Comics e vi dicono “dobbiamo rinnovare il mito di Superman e deve essere qualcosa di mai visto“. Quanti andrebbero in difficoltà, desistendo da quella che risulta un’impresa impossibile? Probabilmente tanti, ma non Rafa Sandoval.

L’artista di Granada è l’artefice, insieme allo scrittore Jason Aaron, della nascita di un nuovo corso per l’Uomo d’Acciaio… un Superman Assoluto (non a caso la testata si intitola Absolute Superman).

Con il suo tratto dinamico, Rafa non solo sta contribuendo a ridefinire il personaggio dell’Azzurrone, ma ha ricreato visivamente un intero universo narrativo intorno a Kal-El, partendo dal suo pianeta natale, Kripton, mai, prima d’ora, esplorato così in profondità come sta facendo attualmente l’artista nella serie Absolute Superman.

Ospite alla Milan Games Week 2025, Rafa Sandoval ci ha concesso alcuni minuti per parlarci di quello che è stato il processo creativo che ha portato alla nascita di Absolute Superman, raccontandoci anche le difficoltà che ha riscontrato agli inizi e anche quanto gli piaccia disegnare alcuni personaggi, così come empatizzi meno con altri.

Su PopCorNerd, Rafa Sandoval, l’artista che ha reso Superman… Absolute!


Rafa Sandoval si racconta: il suo Superman, simbolo di speranza e lotta

PCN: Ciao Rafa, grazie mille per averci dedicato un po’ del tuo tempo e benvenuto su PopCorNerd! Sei senza ombra di dubbio uno dei disegnatori del momento in casa DC Comics, essendo il disegnatore regolare di Absolute Superman, una delle testate di punta. Ma all’inizio della tua carriera hai lavorato principalmente per Marvel, soprattutto su storie ambientate nel primo Ultimate Universe. Che cosa puoi raccontarci di quel periodo?

Rafa Sandoval: Beh, per me quel periodo, considerando che ero piuttosto agli inizi della mia carriera, è stata una vera e propria fase di apprendimento. È stato quello che definirei il percorso necessario per diventare l’autore che, più o meno, sono oggi. È stato un continuo imparare: commettere errori, capire come risolverli, capire come essere più efficiente in generale… È stato imparare davvero cosa significa essere un autore e come affrontare i problemi.

Ultimate Hawkeye by Rafa Sandoval

PCN: Arriviamo a Absolute Superman. Immagino la scena: la DC ti chiama e ti dice “Disegnerai Absolute Superman, e a scriverlo ci sarà Jason Aaron”. È andata (quasi) così? E soprattutto: quali sono state le tue prime sensazioni quando hai saputo che avresti disegnato Superman e che saresti stato affiancato da un autore come Aaron?

Rafa Sandoval: [risata n.d.r.] Più o meno è andata proprio così. Inizialmente me lo hanno proposto e io ho accettato perché ero in attesa di un nuovo progetto. Non avevo un incarico fisso su cui lavorare in quel momento; me lo hanno offerto e l’idea mi è piaciuta subito. E poi considerando che lo sceneggiatore sarebbe stato Jason Aaron, di cui sono un grandissimo fan, quello ha pesato per il 60% sulla decisione. Per il resto, si tratta di Superman, che tra l’altro è anche il mio personaggio preferito, quindi il “sì” era praticamente scontato.

Absolute Superman: l’Uomo d’Acciaio del nuovo millennio

PCN: Su Absolute Superman hai realizzato un vero restyling del costume di Kal-El: il mantello, il colore del costume, i poteri, e persino la “S” enorme sul petto, che sembra quasi voler sottolineare quale sia la sua missione e, al contempo, intimorire i nemici. Come è nato il nuovo costume di Absolute Superman?

Rafa Sandoval: Ho iniziato a lavorare sul design partendo da un modello di Rafael Albuquerque che mi aveva fornito DC.

Gli studi iniziali di Rafael Albuquerque

Il mio compito era rifinirlo, capire meglio l’idea della redazione, ciò che volevano Jason e gli editor. Per me era fantastico poter ridisegnare il personaggio, ma allo stesso tempo mi preoccupava molto, perché si trattava di un personaggio estremamente conosciuto. Probabilmente Superman è il personaggio più famoso da quando esistono i supereroi, e questo mi metteva ansia.

Quindi ho proposto una riunione in cui fossimo tutti presenti per chiarire i dubbi: non sapevo se stavo andando nella direzione giusta. Dopo quella riunione, in cui tutte le mie perplessità sono state sciolte, ho potuto lavorare sul design in modo più sereno e ho capito davvero l’idea generale. Da lì è stato più semplice, anche se avevo sempre molto chiaro un punto: creare qualcosa di nuovo, ma che fosse comunque riconoscibile come Superman.

Dovevi poter vedere elementi diversi dal Superman classico, ma allo stesso tempo capire subito che era lui, perché alcuni tratti iconici dovevano essere mantenuti. Una volta chiarito questo, ho proseguito il lavoro e tutto è filato liscio. Per me è stato davvero un onore poter ridisegnare il personaggio.

PCN: Il Superman classico è simbolo di speranza e incarna principi morali molto saldi. Che tipo di Superman è il tuo Kal-El? Incarna ancora la speranza?

Rafa Sandoval: Beh, speranza e lotta. Considera che proviene da una famiglia che, sul suo pianeta, era in qualche modo disprezzata e che faceva parte della classe più bassa. Era considerata “il peggio del peggio”. Non era facile per loro vivere sul loro stesso pianeta. E viene da lì. Ciò che adoro di questa nuova versione è che hanno preso un personaggio che non fa parte dell’élite. È un eroe, un combattente, un sopravvissuto. È un eroe perché deve sopravvivere e deve lottare. È questo ciò che mi affascina di lui.

PCN: Nei primi numeri, Absolute Superman si concentra sul passato su Krypton, un pianeta molto diverso da quello raccontato nell’universo DC classico. Per la prima volta viene esplorato davvero anche dal punto di vista dell’architettura, dei costumi, della tecnologia. Quali sono state le maggiori difficoltà nel creare da zero questa nuova Krypton?

Rafa Sandoval: È stato difficile perché ho lavorato un po’ contro il tempo. Cioè, avevo tempo, ma non così tanto. All’inizio è stato complicato, ma dopo varie riunioni in cui volevo chiarire alcuni punti, ho preso una decisione. Ne abbiamo parlato e all’editore è sembrata una buona idea: creare un mondo diverso, con una tecnologia diversa, ma non troppo diversa dalla nostra. Perché? Perché l’intenzione era creare un mondo inquinato, con classi sociali molto definite e simile alla Terra.

La mia intenzione era mostrare una tecnologia superiore a quella terrestre, ma non radicalmente differente, qualcosa di simile al futuro della Terra. Così, quando Superman sarebbe arrivato qui, sulla Terra, non ci saremmo chiesti come avrebbe fatto ad adattarsi: si sarebbe adattato perché tutto gli sarebbe risultato comprensibile. Arrivava sulla Terra e vedeva chi lavorava nelle miniere, che tecnologia veniva usata, e capiva che anche qui non si trattava di una tecnologia “pulita”.

Quindi abbiamo creato una tecnologia sporca, grezza, molto squadrata, senza linee morbide, senza lucidature, senza cristalli splendenti… niente di tutto ciò. Molto artificiale. Se mettessi un edificio di quella Krypton in un bosco o una foresta, sarebbe come un pugno in un occhio e stonerebbe.

Il pianeta Kripton di Absolute Superman

PCN: Da cosa hai tratto ispirazione per le caste e i costumi dei Kryptoniani?

Rafa Sandoval: Per i costumi dell’élite volevamo linee chiare, pulite, design voluminosi che rappresentassero immediatamente la tipologia di casta. Ho cercato ispirazione nella moda più appariscente e sfarzosa possibile, mescolata con qualche idea presa dai videogiochi.

Per i vestiti della casta più bassa, invece, ho cercato abiti da lavoro: cose molto pratiche, che non devono essere belle o eleganti. Devono farti pensare: “Questa persona sta lavorando”. Perché sì, quella era l’idea.

PCN: Jason Aaron ha detto in un’intervista che, rileggendo le vecchie storie di Siegel e Shuster e riflettendo sul perché avessero creato il personaggio in quel modo, si è sentito come se stesse “ricreando” Superman nel 2024. Pensi che abbia ragione? Ti senti un po’ lo Shuster del 2024/25?

Rafa Sandoval: Non mi piace paragonarmi a nessuno. Però, con le doverose premesse e distanze, direi di sì, più o meno. Perché è una vera e propria creazione, un’innovazione. Le persone sono abituate alla stessa storia di sempre: il piccolo Superman spedito dai genitori sulla Terra… E creare questa storia, che si allontana da quella tradizione, per me è appassionante.

Io stesso sto ancora scoprendo il personaggio mentre lavoro su di lui. A volte penso: se dovessi sopportare la distruzione del mio pianeta, della mia famiglia, e poi vivere in un altro mondo dove nessuno ti comprende o sa cosa ti è successo… credo che una mente in quella situazione sarebbe totalmente devastata, frantumata. E la storia di Superman, in questa serie, riguarda proprio il ricostruire tutto quel dolore e diventare una persona completa.

Amo molto questa visione.

PCN: Qual è stato il personaggio che ti ha divertito di più disegnare, e quale invece ti ha dato più difficoltà? (Krypto compreso!)

*ATTENZIONE SPOILER SU ABSOLUTE SUPERMAN #5

Rafa Sandoval: Oh, beh, Krypto lo adoro. Nel numero cinque è stata dura perché il pianeta esplode, muoiono i genitori… e muore anche lui. E mi è spiaciuto molto, perché era un personaggio con cui mi divertivo davvero e mi piaceva disegnarlo.

Oltre a Krypto, il personaggio con cui mi diverto di più, perché mi fa passare bei momenti, è Jimmy Olsen. È molto comico, dà un tocco di umorismo alla storia e mi piace perché mi permette di cambiare completamente registro. Fare pagine molto serie e poi passare a qualcosa di comico… mi piace questa alternanza. E naturalmente mi piace molto anche Superman.

Quello che meno… non è che non mi piaccia, ma forse mi risulta un po’ più difficile a entrare in sintonia è Lois Lane. Ho fatto fatica a “trovarla”. Spesso ci vuole un po’ per cogliere l’essenza di un personaggio, e quella con cui ho faticato di più è stata Lois. Però è normale…

PCN: Abbiamo terminato! Grazie ancora molto per il tuo tempo Rafa e alla prossima.

Rafa Sandoval: Grazie mille a voi. Ciao!


Rafa Sandoval: biografia

Rafael “Rafa” Sandoval è nato a Granada, in Spagna, nel 1975.

Il suo esordio nel fumetto avviene nel 2007: lavora per Marvel Comics, contribuendo a serie come Adventures: Iron Man, Avengers, X-Men, Captain America, Wolverine e Hulk, e per Valiant Comics con titoli come X-O Manowar e Harbinger. Nel 2015 pubblica per l’editore francese Le Lombard il volume The Prometheans, edito in Italia da Panini Comics con il titolo I figli di Prometeo – Riunione di Famiglia.

La sua carriera decolla però con DC Comics, con cui inizia a collaborare nel 2014. Per la casa editrice di Superman, Batman e Wonder Woman realizza alcune tra le più apprezzate gestioni di The Flash e Hal Jordan and the Green Lantern Corps, grazie al suo stile dinamico e dettagliato. Tra i suoi lavori più recenti figurano Teen Titans Academy, Suicide Squad, Black Adam e l’evento Crisi Oscura sulle Terre Infinite, in cui firma anche Justice League #75 – The Death of the Justice League, numero in cui il celebre supergruppo di eroi incontra il proprio destino dando il via all’evento. Dopo aver lavorato come disegnatore di Action Comics, Sandoval è oggi al lavoro su Absolute Superman, sui testi di Jason Aaron.

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News from the Fallout di Chris Condon e Jeffrey Alan Love

La recensione di News from the Fallout, la mini serie di Chris Condon e Jeffrey Alan Love, pubblicata da Image Comics

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News from the Fallout di Chris Condon e Jeffrey Alan Love

News from the Fallout è una mini-serie di sei numeri, con il primo pubblicato da Image Comics nel giugno 2025. La serie appartiene al genere sci-fi/horror ed era particolarmente attesa per il suo stile grafico distintivo. La pubblicazione del volume trade paperback è prevista negli Stati Uniti per marzo 2026.

News from the Fallout Trade Paperback

News from the Fallout trade paperback

Il team creativo

Ma chi sono i due nomi dietro questa storia? La sceneggiatura è a cura di Chris Condon (That Texas Blood, The Enfield Gang Massacre, Ultimate Wolverine) mentre ai disegni troviamo Jeffrey Alan Love (The Last Battle at the End of the World, The Thousand Demon Tree). Il duo è accompagnato dal lavoro del letterista Hassan Otsmane-Elhaou.

La trama

Nel Nevada del 1962, un test nucleare finisce terribilmente male e rilascia nell’atmosfera un agente contaminante che rende le persone “marce”. Otis Fallows, soldato dell’esercito statunitense presente all’esplosione e unico sopravvissuto, fugge dalla base segreta in cerca di un rifugio sicuro… ma un posto del genere esiste davvero?

Una storia interessante che soffre nel reparto grafico

La vicenda inizia come un racconto post-apocalittico, ma una volta raggiunta la rivelazione nel finale – non farò spoiler – si trasforma in tutt’altro. La capacità di Condon di sviluppare trame complesse è strabiliante e in News from the Fallout conferma questa sua dote, mostrando di essere “un talento naturale” nel genere.

La narrativa si sviluppa attraverso flashback che aggiungono sempre più contesto agli avvenimenti del presente, e ho apprezzato questo dosaggio dei dettagli sui personaggi. Un esempio lo troviamo nel terzo numero: fuori dall’Old Joe’s Diner la situazione precipita nel caos, ma il racconto del disastro viene messo in pausa per dare spazio a un flashback che aiuta il lettore a comprendere meglio Charlie, uno dei protagonisti principali.

Tavola tratta da News from the Fallout, issue 3

Tavola tratta da News from the Fallout, issue 3

Per quanto riguarda l’artwork, mentirei se dicessi che mi è piaciuto tanto quanto la sceneggiatura. Lo stile grafico di Jeffrey Alan Love, pur armonizzandosi con la tensione e il tono oscuro della vicenda, a volte si pone come ostacolo e distrae dal racconto. La natura stessa dei disegni, che richiama fortemente lo spettacolo di un teatro delle ombre, non aiuta il lettore a seguire ciò che accade, specialmente nei momenti più concitati. Sono sicuro che questo stile grafico, pur non sposandosi perfettamente con la trama in questione, sia interessante e molto più adatto a racconti dalla struttura meno complessa.

Purtroppo, però, il finale mi è sembrato un po’ frettoloso: si percepisce un’accelerazione nelle ultime due pagine, qualcosa a cui Condon non ci aveva abituato con i numeri precedenti.

Giudizio finale

News from the Fallout è una mini-serie sci-fi horror che offre una trama cupa quanto interessante, ma che soffre delle scelte tecniche nel reparto grafico, con un artwork di Alan Love che non si sposa al meglio con la storia che Condon vuole raccontare, ma che sarebbe un match perfetto per storie con trame più lineari.


VOTO POPCORNERD: 5.0/10

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