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Void Rivals: Kirkman e De Felici ridefiniscono la space opera moderna

Con Void Rivals, Robert Kirkman e Lorenzo De Felici aprono le porte dell’Energon Universe realizzando una space opera moderna, ricca di mistero, politica e poesia visiva

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Quando fu annunciata nel 2023 la ‘rinascita’ fumettistica dell’Energon Universe, la notizia fu accolta con stupore e un pizzico di scetticismo. Molti lettori si aspettavano l’esordio immediato delle serie Transformers e G.I. Joe, i due colossi del franchise Hasbro, e invece a uscire fu una serie di fantascienza dal titolo Void Rivals.

Skybound arrivò nelle fumetterie americane con Void Rivals #1, albo che inaugurò ufficialmente il nuovo EU. Al timone due nomi, una garanzia: Robert Kirkman, il genio dietro The Walking Dead, Invincible e molti altri successi targati Image Comics, e Lorenzo De Felici, artista italiano che aveva già fatto vedere di che pasta era su Oblivion Song, sempre insieme a Kirkman.

Dopo diversi numeri usciti negli Stati Uniti e ben tre volumi cartonati arrivati in Italia grazie a SaldaPress, Void Rivals si è rivelata una gradita sorpresa, capace non solo di intrattenere, ma anche di stupire il lettore con una trama solida e intraprendente, che ha creato un seguito non indifferente tra i fan dell’Energon Universe.

La serie rappresenta non solo l’inizio dell’ambizioso Energon Universe, ma anche una delle space opera più fresche e intriganti degli ultimi anni, che semina alcuni indizi e anticipazioni sulle vicende che coinvolgono i Transformers.

Kirkman torna a sorprendere il pubblico con un racconto che mescola fantascienza classica, introspezione, e riflessioni sul conflitto e sull’identità, mentre De Felici, conferma di essere uno dei talenti visivi più notevoli del panorama internazionale.

Void Rivals: un incipit semplice, che nasconde una trama articolata

Void Rivals inizia con un presupposto tanto semplice quanto efficace: due piloti, appartenenti a razze in guerra da sempre, si ritrovano naufraghi su un pianeta desolato.

L’unico modo per sopravvivere? Collaborare. È una premessa quasi archetipica (ricorda per certi versi Enemy Mine, classico della fantascienza anni ’80) ma Kirkman la trasforma in qualcosa di più profondo.

Protagonisti della vicenda sono Darak e Solila, appartenenti rispettivamente ai Zertoniani e agli Agorriani, due civiltà che da generazioni si combattono non conscendo l’aspetto l’uno dell’altra popolazione e senza nemmeno ricordare il motivo originario dell’odio reciproco.

Costretti a condividere un pianeta ostile, i due protagonisti scoprono gradualmente di avere più affinità che differenze e che il confine tra nemico e alleato è più fragile di quanto credessero. E mentre tentano di riparare le loro navi per tornare a casa, si scontrano con una realtà più grande, fatta di segreti, manipolazioni e poteri che trascendono la loro comprensione.

Se nel primo volume la narrazione si concentra principalmente sulle vicende di Darak e Solila, con il secondo e il terzo volume, Void Rivals si apre completamente, mostrando (letteralmente) l’Universo in cui si svolge lo sci-fi di Skybound.

Le società degli Agorriani e dei Zertoniani vengono esplorate in profondità, mostrando come religione, controllo mediatico e propaganda alimentino il conflitto, emergono nuovi personaggi, come Proximus, figura ambigua e manipolatrice, e si ampliano gli orizzonti cosmici.

Proximus in azione

Kirkman gioca con la struttura seriale con intelligenza: ogni arco narrativo chiude una fase e ne apre un’altra, introducendo concetti di politica interplanetaria, tradimento e destino.

Il tono passa dalla sopravvivenza all’epica, ma senza perdere l’elemento umano che è sempre al centro: la fragilità dei protagonisti, il peso delle loro scelte, la paura di scoprire che il nemico non è poi così diverso.

Il titolo Void Rivals (“Rivali del vuoto”) è una metafora potente: il vuoto non è solo lo spazio cosmico che li circonda, ma anche quello che separa le loro anime, le loro culture e la loro capacità di fidarsi l’uno dell’altra. Un vuoto che, pagina dopo pagina, comincia a riempirsi di empatia, consapevolezza e, forse, qualcosa che assomiglia alla speranza.

Nonostante le missioni di Darak e Solila siano diverse e le scelte che faranno rispecchiano sistematicamente i caratteri dell’uno e dell’altro, l’obiettivo principale è quello di scoprire i sotterfugi e i complotti politici che i governi Agorriani e Zertoniani portano avanti da anni… e non mancheranno apparizioni di alcuni robottoni fruitori di Energon!

Robert Kirkman nel suo ‘habitat’ naturale

Robert Kirkman è noto per la sua abilità nel creare universi narrativi coerenti, ricchi di personaggi complessi e di colpi di scena calibrati. Con Void Rivals, dimostra ancora una volta la sua padronanza della serialità.

La scrittura è asciutta, ritmata, eppure non manca di profondità. Ogni dialogo tra Darak e Solila è carico di tensione e ironia; la loro relazione evolve lentamente, in modo credibile e mai forzato. Kirkman dosa sapientemente le informazioni, costruendo una tensione continua tra ciò che i personaggi sanno e ciò che il lettore intuisce.

Ma soprattutto, il fumetto riesce a essere autonomo e al tempo stesso parte di qualcosa di più grande. Fin dal primo volume, infatti, Void Rivals rivela il suo ruolo di pietra fondante dell’Energon Universe, lo stesso universo narrativo che ospita anche Transformers e G.I. Joe nelle nuove versioni Skybound.
La connessione con le altre serie: è una parte organica della storia.

L’apparizione di Jetfire, nel primo volume, non è un cameo gratuito ma un segnale preciso: l’universo è vivo, in espansione, e ogni storia, per quanto indipendente, contribuisce a un mosaico più vasto.

Kirkman riesce nell’impresa di costruire un fumetto che funziona perfettamente sia per chi cerca una space opera con personaggi forti e dialoghi brillanti, sia per chi vuole tuffarsi nel nuovo universo condiviso di Skybound.

Lorenzo De Felici: visioni dal cosmo

Se la scrittura di Kirkman è il motore di Void Rivals, Lorenzo De Felici è l’anima visiva che lo rende indimenticabile. Dopo aver collaborato con Kirkman su Oblivion Song, l’artista romano mette a segno la sua prova più matura e personale.

Il suo tratto è pulito ma dinamico, capace di fondere un’estetica moderna con suggestioni rétro; ambientazioni e personaggi sembrano, in alcuni casi, usciti da un serial televisivo sci-fi degli anni ’90/2000 (Stargate, Strar Trek: Voyager, Serenity, Battlestar Galactica).

Deserti di cristallo, astronavi organiche, creature che sembrano scolpite nella materia viva dello spazio.

De Felici non si limita a illustrare, ma costruisce i mondi che popolano l’Universo di Void Rivals. Ogni tavola trasmette la vastità del cosmo e la solitudine dei personaggi, ma anche la loro capacità di resistere.

Le espressioni di Darak e Solila, sempre leggere ma eloquenti, raccontano più di mille parole. Il colore, firmato da Matheus Lopes, completa l’esperienza con palette che oscillano tra toni caldi e freddi, riflettendo i mutamenti emotivi dei protagonisti.

Visivamente, Void Rivals è una gioia per gli occhi: c’è il senso dell’epica, ma anche quello dell’intimità. In alcune sequenze, il silenzio cosmico diventa quasi tangibile. È qui che si sente la mano di De Felici: un disegnatore che sa raccontare emozioni attraverso la luce, il vuoto e la forma.

Void Rivals: l’edizione italiana di Saldapress

La gestione Saldapress in Italia è impeccabile come sempre: edizioni curate (sia per gli spillati che per i volumi cartonati), traduzione precisa e formati che valorizzano al massimo l’impatto visivo. I tre volumi disponibili offrono un’esperienza completa e avvincente, e lasciano con una curiosità crescente per ciò che verrà… così come tutti i prodotti sotto l’etichetta Energon Universe che SaldaPress sta portando nel nostro paese.

Complice anche la ‘fortuna’ di avere diversi disegnatori italiani coinvolti nella parte artistica di molte serie, Saldapress è in prima linea per fornire ai lettori, a ogni evento dedicato, esperienze con gli autori Energon per firma-copie, remark (ma non solo) e quant’altro.

Perché leggere Void Rivals?

Il fumetto di Kirkman e De Felici non è un pretesto narrativo per introdurre robot o soldati, ma un racconto che poggia su solide basi artistiche. L’universo Energon si espande organicamente, con rispetto per la coerenza interna e la dignità delle singole serie.

E questo è uno dei maggiori meriti del progetto Skybound: trattare ogni titolo come un tassello unico e curato, e non come un’appendice promozionale.

Dopo tre volumi, Void Rivals si conferma come una delle opere più importanti e sorprendenti della nuova era del fumetto americano.

È un titolo che unisce l’immaginazione visionaria della grande fantascienza classica con la sensibilità contemporanea di autori che sanno parlare di umanità anche tra le stelle.

Kirkman e De Felici confermano di essere un team affiatato e dimostrano ancora una volta la capacità di costruire mondi, personaggi tridimensionali e trame complesse, ma chiare.

Void Rivals è una storia che parla di conflitto, fiducia, e rinascita. Ma soprattutto, parla di ciò che ci rende vivi anche quando tutto sembra perduto.

Nel panorama attuale dei fumetti, spesso dominato da sequel e reboot, Void Rivals è una boccata d’aria nuova. Se Invincible era la celebrazione del supereroe e The Walking Dead la decostruzione dell’apocalisse, Void Rivals è il racconto di un’umanità che cerca se stessa tra le stelle, un viaggio che promette di diventare una delle saghe sci-fi più solide degli ultimi anni.

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Anyman vol. 1: Mirage porta in Italia il DeMultiverse di J.M. DeMatteis

Oggi parliamo di Anyman vol. 1 di J.M. DeMatteis, primo tassello del DeMultiverse che arriva finalmente in Italia grazie a Mirage Comics, dove il concetto del supereroe viene ribaltato dall’autore de L’Ultima caccia di Kraven

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Il fumetto supereroistico è stato analizzato in tutte le sue sfaccettature nel corso degli anni: dalla Golden Age e dagli eroi senza macchia, fino ai superumani tormentati degli anni ’80 e, più di recente, alle figure dell’antieroe o del supereroe che utilizza i propri poteri in modo dissennato e tutt’altro che eroico (qualcuno ha detto The Boys?).

Diversi scrittori si sono avvicendati al timone delle più grandi serie e alcuni hanno persino creato le loro personali versioni in opere creator-owned, concentrandosi chi più sul lato super e chi invece su quello psicologico.

E poi ci sono i grandissimi autori che riescono a bilanciare entrambi gli aspetti. Tra questi figura J.M. DeMatteis (L’Ultima Caccia di Kraven, JLI, Moonshadow, Spider-Man: Il bambino dentro), sceneggiatore che ha prestato la sua penna ai più grandi supereroi di DC e Marvel, ma che negli ultimi anni si è concentrato su un progetto personale chiamato DeMultiverse, pubblicato sotto l’etichetta statunitense Spellbound Comics.

All’interno di questo “multiverso dematteisiano” troviamo un’opera supereroistica intitolata Anyman, scritta dall’autore italo-americano e disegnata da David Baldeón, arrivata in Italia grazie a Mirage Comics, con un primo volume disponibile arricchito da una cover di Darick Robertson.

Prima di analizzare questo interessantissimo fumetto, che può essere definito la summa del pensiero di DeMatteis sulla sua esperienza nei comics supereroistici, è giusto spendere due parole sul DeMultiverse e su cosa sia.

DeMultiverse: 4 titoli, 4 storie diverse, un unico grande autore

Il Demultiverse è l’universo narrativo creato da J.M. DeMatteis, composto da quattro miniserie, ognuna ambientata in una realtà diversa ma legata alle altre da temi comuni: spiritualità, identità, destino e la natura stessa della narrazione. L’idea nasce dal desiderio di DeMatteis di esplorare mondi originali, non vincolati ai personaggi Marvel o DC, recuperando atmosfere e suggestioni che hanno sempre fatto parte del suo stile più personale, tra il mistico e l’intimista.

Le quattro opere che compongono il Demultiverse, Wisdom, Layla in the Lands of AfterGodsend e, appunto, Anyman. La forza di questo progetto è che le serie funzionano come storie autonome, ognuna con tono, genere e immaginario differenti, ma che tuttavia, sotto la superficie, condividono personaggi-chiave, concetti ricorrenti e una struttura che lascia intuire un disegno più ampio.

Il Demultiverse non è un crossover tradizionale, ma un ecosistema narrativo in cui ogni serie aggiunge un tassello a un mosaico più grande. È l’ambizione di DeMatteis di costruire un suo “multiverso personale”, unendo nuove mitologie e la poetica introspettiva che ha sempre caratterizzato la sua carriera.

Questo progetto è rimasto sino ad oggi inedito in Italia. Ora con Mirage Comics un ‘primo tassello’ arriva nel nostro paese ed è proprio Anyman.

Di cosa parla Anyman?

Direttamente dal sito della Mirage Comics, ecco la sinossi di Anyman  vol. 1:

Un eroe proveniente da un passato remoto è apparso per salvare un mondo in crisi. Per oltre cinquanta anni Anyman è stato il simbolo di ciò che l’umanità ha di più nobile. Ma ogni leggenda nasconde un segreto… e tutto ciò che sappiamo di lui potrebbe essere una menzogna. Chi è davvero Anyman? O meglio: chi sono gli Anyman? Quale oscuro progetto si cela dietro la sua esistenza? E chi è la creatura che minaccia di distruggere tutto? Tra verità dimenticate, pericolosi segreti e una battaglia che scuote i confini del tempo, Anyman riscrive il mito dell’eroe… mostrandone il volto più inatteso e terribile.

Anyman è l’eroe arrivato dal passato per proteggere l’umanità: è ciò che emerge nelle primissime pagine del volume, in cui DeMatteis introduce una backstory didascalica sul protagonista, chiara e immediata.

Ma dietro la sua figura si nasconde qualcosa di più oscuro e inatteso. Pagina dopo pagina, la trama si fa più limpida e quella che sembrava una convenzionale storia supereroistica si trasforma in un racconto drammatico e stratificato, rivelando il segreto e i personaggi chiave dietro il più grande eroe del pianeta: Anyman è frutto di un esperimento e dopo un anno l’ospite che veste i panni dell’eroe muore, per lasciare spazio al suo successore.

Grande merito va alla classe di DeMatteis, da sempre capace di prendere i supereroi, decostruirli, metterli in condizioni emotivamente e psicologicamente complicate e mostrarne il lato più intimo.

Anyman non è da meno: i vari “Anyman” che si susseguono nel tempo condividono lo stesso volto, ma possiedono personalità diverse, e ciò si riflette profondamente sull’evoluzione della trama e dei personaggi.

In particolare, DeMatteis dimostra ancora una volta la sua abilità nel creare figure dalla forte caratterizzazione psicologica, capaci di evolvere costantemente. E se il protagonista è (sono?) Anyman, è impossibile non citare la dott.ssa Ajeeta Natu, figura chiave del primo volume: inizialmente personaggio secondario, devota al padre (lo scienziato Jihan Natu) e al progetto Vishnu, cresce pagina dopo pagina fino a diventare il fulcro della storia, arrivando quasi a oscurare Anyman nelle pagini finali del vol. 1.

DeMatteis omaggia il fumetto super, ripercorrendo la sua carriera

Ciò che emerge dalla lettura di Anyman è l’immenso amore di DeMatteis per il fumetto supereroistico, un genere che lo ha visto impegnato per decenni nella scrittura di alcune delle storie più iconiche dei personaggi chiave delle major.

Libero dai “paletti” imposti da figure con una lunga storia editoriale, DeMatteis dà qui libero sfogo alla fantasia, realizzando un’opera che racchiude gran parte della sua poetica sul genere.

Chi conosce l’autore noterà una certa somiglianza tra il progetto Vishnu e quello del dottor Miles Warren (alias Lo Sciacallo) legato alla Saga del Clone di Spider-Man, in particolare nella figura di Kaine, clone tormentato e complesso cui DeMatteis è sempre stato molto legato. Non sorprende, quindi, ritrovare echi di quelle dinamiche in personaggi come Costas Drakos.

Una summa, un trattato, quasi un saggio a fumetti sul genere: con Anyman, DeMatteis rende omaggio ai comics cercando di coglierne gli aspetti migliori e proiettarli all’interno della sua opera più personale.

Baldeón porta un tratto classico e dinamico all’interno di Anyman

Il comparto artistico di Anyman è affidato a David Baldeón, artista spagnolo dal tratto accademico e classico che si sposa molto bene con la storia raccontata nel volume. Baldeón dà il meglio di sé nelle scene d’azione, più che in quelle basate principalmente sul dialogo. È infatti durante i combattimenti che l’artista appare davvero ispirato, grazie a inquadrature quasi cinematografiche e a duelli fluidi e dinamici. Personalmente non conoscevo l’artista, ma ritengo che abbia offerto una buona prova nelle due storie che compongono il volume primo di Anyman.

Perchè leggere Anyman?

Anyman è una lettura interessante che propone un punto di vista diverso sul concetto di supereroe, ma senza dubbio il motivo principale per affrontarla è chi la scrive.

J.M. DeMatteis è uno sceneggiatore che sa il fatto suo, con un’enorme esperienza e con nel suo DNA storie coinvolgenti e popolate da personaggi dalla forte personalità.

A pubblicarlo è Mirage Comics, una casa editrice che sta selezionando con cura proposte editoriali internazionali di alto profilo, inspiegabilmente mai arrivate prima in Italia. Finora Mirage ha sbagliato davvero poco, grazie a una scelta oculata di titoli presentati in cartonati dal buon compromesso qualità/prezzo.

E poi… quel cliffhanger finale. Una spinta in più per continuare la lettura e attendere il secondo volume di Anyman!


VOTO POPCORNERD: 7/10

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Rafa Sandoval, l’artista che ha rinnovato Superman rendendolo… Assoluto

Durante la Milan Games Week abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Rafa Sandoval, apprezzato artista spagnolo e attuale disegnatore di Absolute Superman

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Immaginate di essere uno dei talenti della DC Comics e vi dicono “dobbiamo rinnovare il mito di Superman e deve essere qualcosa di mai visto“. Quanti andrebbero in difficoltà, desistendo da quella che risulta un’impresa impossibile? Probabilmente tanti, ma non Rafa Sandoval.

L’artista di Granada è l’artefice, insieme allo scrittore Jason Aaron, della nascita di un nuovo corso per l’Uomo d’Acciaio… un Superman Assoluto (non a caso la testata si intitola Absolute Superman).

Con il suo tratto dinamico, Rafa non solo sta contribuendo a ridefinire il personaggio dell’Azzurrone, ma ha ricreato visivamente un intero universo narrativo intorno a Kal-El, partendo dal suo pianeta natale, Kripton, mai, prima d’ora, esplorato così in profondità come sta facendo attualmente l’artista nella serie Absolute Superman.

Ospite alla Milan Games Week 2025, Rafa Sandoval ci ha concesso alcuni minuti per parlarci di quello che è stato il processo creativo che ha portato alla nascita di Absolute Superman, raccontandoci anche le difficoltà che ha riscontrato agli inizi e anche quanto gli piaccia disegnare alcuni personaggi, così come empatizzi meno con altri.

Su PopCorNerd, Rafa Sandoval, l’artista che ha reso Superman… Absolute!


Rafa Sandoval si racconta: il suo Superman, simbolo di speranza e lotta

PCN: Ciao Rafa, grazie mille per averci dedicato un po’ del tuo tempo e benvenuto su PopCorNerd! Sei senza ombra di dubbio uno dei disegnatori del momento in casa DC Comics, essendo il disegnatore regolare di Absolute Superman, una delle testate di punta. Ma all’inizio della tua carriera hai lavorato principalmente per Marvel, soprattutto su storie ambientate nel primo Ultimate Universe. Che cosa puoi raccontarci di quel periodo?

Rafa Sandoval: Beh, per me quel periodo, considerando che ero piuttosto agli inizi della mia carriera, è stata una vera e propria fase di apprendimento. È stato quello che definirei il percorso necessario per diventare l’autore che, più o meno, sono oggi. È stato un continuo imparare: commettere errori, capire come risolverli, capire come essere più efficiente in generale… È stato imparare davvero cosa significa essere un autore e come affrontare i problemi.

Ultimate Hawkeye by Rafa Sandoval

PCN: Arriviamo a Absolute Superman. Immagino la scena: la DC ti chiama e ti dice “Disegnerai Absolute Superman, e a scriverlo ci sarà Jason Aaron”. È andata (quasi) così? E soprattutto: quali sono state le tue prime sensazioni quando hai saputo che avresti disegnato Superman e che saresti stato affiancato da un autore come Aaron?

Rafa Sandoval: [risata n.d.r.] Più o meno è andata proprio così. Inizialmente me lo hanno proposto e io ho accettato perché ero in attesa di un nuovo progetto. Non avevo un incarico fisso su cui lavorare in quel momento; me lo hanno offerto e l’idea mi è piaciuta subito. E poi considerando che lo sceneggiatore sarebbe stato Jason Aaron, di cui sono un grandissimo fan, quello ha pesato per il 60% sulla decisione. Per il resto, si tratta di Superman, che tra l’altro è anche il mio personaggio preferito, quindi il “sì” era praticamente scontato.

Absolute Superman: l’Uomo d’Acciaio del nuovo millennio

PCN: Su Absolute Superman hai realizzato un vero restyling del costume di Kal-El: il mantello, il colore del costume, i poteri, e persino la “S” enorme sul petto, che sembra quasi voler sottolineare quale sia la sua missione e, al contempo, intimorire i nemici. Come è nato il nuovo costume di Absolute Superman?

Rafa Sandoval: Ho iniziato a lavorare sul design partendo da un modello di Rafael Albuquerque che mi aveva fornito DC.

Gli studi iniziali di Rafael Albuquerque

Il mio compito era rifinirlo, capire meglio l’idea della redazione, ciò che volevano Jason e gli editor. Per me era fantastico poter ridisegnare il personaggio, ma allo stesso tempo mi preoccupava molto, perché si trattava di un personaggio estremamente conosciuto. Probabilmente Superman è il personaggio più famoso da quando esistono i supereroi, e questo mi metteva ansia.

Quindi ho proposto una riunione in cui fossimo tutti presenti per chiarire i dubbi: non sapevo se stavo andando nella direzione giusta. Dopo quella riunione, in cui tutte le mie perplessità sono state sciolte, ho potuto lavorare sul design in modo più sereno e ho capito davvero l’idea generale. Da lì è stato più semplice, anche se avevo sempre molto chiaro un punto: creare qualcosa di nuovo, ma che fosse comunque riconoscibile come Superman.

Dovevi poter vedere elementi diversi dal Superman classico, ma allo stesso tempo capire subito che era lui, perché alcuni tratti iconici dovevano essere mantenuti. Una volta chiarito questo, ho proseguito il lavoro e tutto è filato liscio. Per me è stato davvero un onore poter ridisegnare il personaggio.

PCN: Il Superman classico è simbolo di speranza e incarna principi morali molto saldi. Che tipo di Superman è il tuo Kal-El? Incarna ancora la speranza?

Rafa Sandoval: Beh, speranza e lotta. Considera che proviene da una famiglia che, sul suo pianeta, era in qualche modo disprezzata e che faceva parte della classe più bassa. Era considerata “il peggio del peggio”. Non era facile per loro vivere sul loro stesso pianeta. E viene da lì. Ciò che adoro di questa nuova versione è che hanno preso un personaggio che non fa parte dell’élite. È un eroe, un combattente, un sopravvissuto. È un eroe perché deve sopravvivere e deve lottare. È questo ciò che mi affascina di lui.

PCN: Nei primi numeri, Absolute Superman si concentra sul passato su Krypton, un pianeta molto diverso da quello raccontato nell’universo DC classico. Per la prima volta viene esplorato davvero anche dal punto di vista dell’architettura, dei costumi, della tecnologia. Quali sono state le maggiori difficoltà nel creare da zero questa nuova Krypton?

Rafa Sandoval: È stato difficile perché ho lavorato un po’ contro il tempo. Cioè, avevo tempo, ma non così tanto. All’inizio è stato complicato, ma dopo varie riunioni in cui volevo chiarire alcuni punti, ho preso una decisione. Ne abbiamo parlato e all’editore è sembrata una buona idea: creare un mondo diverso, con una tecnologia diversa, ma non troppo diversa dalla nostra. Perché? Perché l’intenzione era creare un mondo inquinato, con classi sociali molto definite e simile alla Terra.

La mia intenzione era mostrare una tecnologia superiore a quella terrestre, ma non radicalmente differente, qualcosa di simile al futuro della Terra. Così, quando Superman sarebbe arrivato qui, sulla Terra, non ci saremmo chiesti come avrebbe fatto ad adattarsi: si sarebbe adattato perché tutto gli sarebbe risultato comprensibile. Arrivava sulla Terra e vedeva chi lavorava nelle miniere, che tecnologia veniva usata, e capiva che anche qui non si trattava di una tecnologia “pulita”.

Quindi abbiamo creato una tecnologia sporca, grezza, molto squadrata, senza linee morbide, senza lucidature, senza cristalli splendenti… niente di tutto ciò. Molto artificiale. Se mettessi un edificio di quella Krypton in un bosco o una foresta, sarebbe come un pugno in un occhio e stonerebbe.

Il pianeta Kripton di Absolute Superman

PCN: Da cosa hai tratto ispirazione per le caste e i costumi dei Kryptoniani?

Rafa Sandoval: Per i costumi dell’élite volevamo linee chiare, pulite, design voluminosi che rappresentassero immediatamente la tipologia di casta. Ho cercato ispirazione nella moda più appariscente e sfarzosa possibile, mescolata con qualche idea presa dai videogiochi.

Per i vestiti della casta più bassa, invece, ho cercato abiti da lavoro: cose molto pratiche, che non devono essere belle o eleganti. Devono farti pensare: “Questa persona sta lavorando”. Perché sì, quella era l’idea.

PCN: Jason Aaron ha detto in un’intervista che, rileggendo le vecchie storie di Siegel e Shuster e riflettendo sul perché avessero creato il personaggio in quel modo, si è sentito come se stesse “ricreando” Superman nel 2024. Pensi che abbia ragione? Ti senti un po’ lo Shuster del 2024/25?

Rafa Sandoval: Non mi piace paragonarmi a nessuno. Però, con le doverose premesse e distanze, direi di sì, più o meno. Perché è una vera e propria creazione, un’innovazione. Le persone sono abituate alla stessa storia di sempre: il piccolo Superman spedito dai genitori sulla Terra… E creare questa storia, che si allontana da quella tradizione, per me è appassionante.

Io stesso sto ancora scoprendo il personaggio mentre lavoro su di lui. A volte penso: se dovessi sopportare la distruzione del mio pianeta, della mia famiglia, e poi vivere in un altro mondo dove nessuno ti comprende o sa cosa ti è successo… credo che una mente in quella situazione sarebbe totalmente devastata, frantumata. E la storia di Superman, in questa serie, riguarda proprio il ricostruire tutto quel dolore e diventare una persona completa.

Amo molto questa visione.

PCN: Qual è stato il personaggio che ti ha divertito di più disegnare, e quale invece ti ha dato più difficoltà? (Krypto compreso!)

*ATTENZIONE SPOILER SU ABSOLUTE SUPERMAN #5

Rafa Sandoval: Oh, beh, Krypto lo adoro. Nel numero cinque è stata dura perché il pianeta esplode, muoiono i genitori… e muore anche lui. E mi è spiaciuto molto, perché era un personaggio con cui mi divertivo davvero e mi piaceva disegnarlo.

Oltre a Krypto, il personaggio con cui mi diverto di più, perché mi fa passare bei momenti, è Jimmy Olsen. È molto comico, dà un tocco di umorismo alla storia e mi piace perché mi permette di cambiare completamente registro. Fare pagine molto serie e poi passare a qualcosa di comico… mi piace questa alternanza. E naturalmente mi piace molto anche Superman.

Quello che meno… non è che non mi piaccia, ma forse mi risulta un po’ più difficile a entrare in sintonia è Lois Lane. Ho fatto fatica a “trovarla”. Spesso ci vuole un po’ per cogliere l’essenza di un personaggio, e quella con cui ho faticato di più è stata Lois. Però è normale…

PCN: Abbiamo terminato! Grazie ancora molto per il tuo tempo Rafa e alla prossima.

Rafa Sandoval: Grazie mille a voi. Ciao!


Rafa Sandoval: biografia

Rafael “Rafa” Sandoval è nato a Granada, in Spagna, nel 1975.

Il suo esordio nel fumetto avviene nel 2007: lavora per Marvel Comics, contribuendo a serie come Adventures: Iron Man, Avengers, X-Men, Captain America, Wolverine e Hulk, e per Valiant Comics con titoli come X-O Manowar e Harbinger. Nel 2015 pubblica per l’editore francese Le Lombard il volume The Prometheans, edito in Italia da Panini Comics con il titolo I figli di Prometeo – Riunione di Famiglia.

La sua carriera decolla però con DC Comics, con cui inizia a collaborare nel 2014. Per la casa editrice di Superman, Batman e Wonder Woman realizza alcune tra le più apprezzate gestioni di The Flash e Hal Jordan and the Green Lantern Corps, grazie al suo stile dinamico e dettagliato. Tra i suoi lavori più recenti figurano Teen Titans Academy, Suicide Squad, Black Adam e l’evento Crisi Oscura sulle Terre Infinite, in cui firma anche Justice League #75 – The Death of the Justice League, numero in cui il celebre supergruppo di eroi incontra il proprio destino dando il via all’evento. Dopo aver lavorato come disegnatore di Action Comics, Sandoval è oggi al lavoro su Absolute Superman, sui testi di Jason Aaron.

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News from the Fallout di Chris Condon e Jeffrey Alan Love

La recensione di News from the Fallout, la mini serie di Chris Condon e Jeffrey Alan Love, pubblicata da Image Comics

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News from the Fallout di Chris Condon e Jeffrey Alan Love

News from the Fallout è una mini-serie di sei numeri, con il primo pubblicato da Image Comics nel giugno 2025. La serie appartiene al genere sci-fi/horror ed era particolarmente attesa per il suo stile grafico distintivo. La pubblicazione del volume trade paperback è prevista negli Stati Uniti per marzo 2026.

News from the Fallout Trade Paperback

News from the Fallout trade paperback

Il team creativo

Ma chi sono i due nomi dietro questa storia? La sceneggiatura è a cura di Chris Condon (That Texas Blood, The Enfield Gang Massacre, Ultimate Wolverine) mentre ai disegni troviamo Jeffrey Alan Love (The Last Battle at the End of the World, The Thousand Demon Tree). Il duo è accompagnato dal lavoro del letterista Hassan Otsmane-Elhaou.

La trama

Nel Nevada del 1962, un test nucleare finisce terribilmente male e rilascia nell’atmosfera un agente contaminante che rende le persone “marce”. Otis Fallows, soldato dell’esercito statunitense presente all’esplosione e unico sopravvissuto, fugge dalla base segreta in cerca di un rifugio sicuro… ma un posto del genere esiste davvero?

Una storia interessante che soffre nel reparto grafico

La vicenda inizia come un racconto post-apocalittico, ma una volta raggiunta la rivelazione nel finale – non farò spoiler – si trasforma in tutt’altro. La capacità di Condon di sviluppare trame complesse è strabiliante e in News from the Fallout conferma questa sua dote, mostrando di essere “un talento naturale” nel genere.

La narrativa si sviluppa attraverso flashback che aggiungono sempre più contesto agli avvenimenti del presente, e ho apprezzato questo dosaggio dei dettagli sui personaggi. Un esempio lo troviamo nel terzo numero: fuori dall’Old Joe’s Diner la situazione precipita nel caos, ma il racconto del disastro viene messo in pausa per dare spazio a un flashback che aiuta il lettore a comprendere meglio Charlie, uno dei protagonisti principali.

Tavola tratta da News from the Fallout, issue 3

Tavola tratta da News from the Fallout, issue 3

Per quanto riguarda l’artwork, mentirei se dicessi che mi è piaciuto tanto quanto la sceneggiatura. Lo stile grafico di Jeffrey Alan Love, pur armonizzandosi con la tensione e il tono oscuro della vicenda, a volte si pone come ostacolo e distrae dal racconto. La natura stessa dei disegni, che richiama fortemente lo spettacolo di un teatro delle ombre, non aiuta il lettore a seguire ciò che accade, specialmente nei momenti più concitati. Sono sicuro che questo stile grafico, pur non sposandosi perfettamente con la trama in questione, sia interessante e molto più adatto a racconti dalla struttura meno complessa.

Purtroppo, però, il finale mi è sembrato un po’ frettoloso: si percepisce un’accelerazione nelle ultime due pagine, qualcosa a cui Condon non ci aveva abituato con i numeri precedenti.

Giudizio finale

News from the Fallout è una mini-serie sci-fi horror che offre una trama cupa quanto interessante, ma che soffre delle scelte tecniche nel reparto grafico, con un artwork di Alan Love che non si sposa al meglio con la storia che Condon vuole raccontare, ma che sarebbe un match perfetto per storie con trame più lineari.


VOTO POPCORNERD: 5.0/10

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